Il punto sui mercati

 L’incertezza sul mercato azionario USA è stata di breve durata, come testimoniano il ritorno del’indice S&P 500 ai massimi storici e la discesa del VIX sotto la soglia psicologica di 10, anche se la dinamica di mercato sotto la superficie non è cambiata significativamente e continua ad essere caratterizzata da una rapida rotazione tra settori e stili d’investimento. L’alleggerimento delle posizioni più sovraffollate avvenuto nella settimana precedente (come quelle sul settore tecnologico, sui settori “growth” e sui “momentum trades”) insieme al flusso di notizie rassicurante sul fronte dei dati macroeconomici e della riforma fiscale USA ha molto probabilmente alimentato gli acquisti sugli asset rischiosi USA, che hanno sovraperformato quelli europei sia nell’equity che nel credito corporate, mentre i mercati dei Paesi Sviluppati hanno generalmente sovraperformato quelli dei Paesi Emergenti. Con il flusso di dati macro destinato a diradarsi dopo il report sul mercato del lavoro USA di venerdì scorso, l’attenzione sarà concentrata sulle riunioni delle Banche Centrali in programma questa settimana (Fed, BCE e Bank of England) e sulle notizie politiche americane, anche se non sono attese grandi sorprese.Raramente tre delle principali Banche Centrali del mondo si riuniscono nella stessa settimana, ma questo evento dovrebbe passare senza eccessivi scossoni. La Fed dovrebbe procedere con un nuovo rialzo dei tassi, alzando il corridoio di 25 bp come ampiamente preannunciato. Potenzialmente più interessante sarà l’aggiornamento delle stime macroeconomiche per il 2018, che potrebbe vedere una revisione al rialzo della crescita economica alla luce dei dati recenti e dell’imminente riforma fiscale ed una revisione al ribasso del tasso di disoccupazione, mentre l’outlook sull’inflazione è più incerto considerando che finora le aspettative sono andate deluse. E’ infine improbabile che la Presidente Yellen introduca innovazioni o punti di vista nuovi nel corso della sua ultima conferenza stampa, non fosse per non mettere in difficoltà l’annunciata continuità di politica monetaria del suo successore designato Powell. La revisione delle stime macroeconomiche potrebbe portare però ad un aumento dei rialzi dei tassi previsti per il 2018 (da 3 a 4), certamente l’aspetto più importante da monitorare considerando che i mercati finanziari prezzano un percorso di rialzi futuri molto meno rapido. I meeting della BCE e della Bank of England potrebbero essere ancora meno interessanti, anche se il tono degli interventi di Draghi e Carney sarà monitorato attentamente alla ricerca di eventuali (ma improbabili) variazioni di retorica dopo l’annuncio del “tapering” del quantitative easing nell’Eurozona ed il rialzo dei tassi in Gran Bretagna.

Nel frattempo, la riforma fiscale USA sembra procedere speditamente: con la nomina della commissione del Congresso per riconciliare le proposte delle Camere, sembra altamente probabile che la riforma definitiva possa diventare operativa all’inizio del 2018. L’impatto sulla crescita economica è ancora soggetto ad una certa incertezza, stimato a 0,3 punti percentuali di PIL nel caso in cui il taglio dell’aliquota per le imprese slittasse al 2019, ad almeno il doppio nel caso in cui entrasse in vigore subito, ma senz’altro fornirebbe un segnale positivo per il sentiment degli operatori economici, soprattutto considerando il livello elevato di partenza degli indici di fiducia è stata superata con il ricorso a misure temporanee da parte del Tesoro. Nel frattempo sembra che uno dei primi temi di discussione politica dopo le vacanze invernali sarà il piano di spesa pubblica in infrastrutture, a conferma che il momentum della politica fiscale espansiva USA rimane molto positivo e sembra destinato a rimanere uno dei driver principali dei mercati per l’inizio del 2018.

La politica europea sarà al centro dell’attenzione sia per i negoziati in Germania per la formazione del Governo tra CDU/CSU della Cancelliera Merkel ed SPD, che per il vertice del Consiglio Europeo del 14 dicembre che avrà la Brexit all’ordine del giorno. Dopo alcune giornate convulse con un flusso di notizie contrastante, la Commissione Europea ha ritenuto che nella prima fase dei negoziati si sono fatti sufficienti progressi sui tre punti principali (diritti dei cittadini, confine irlandese e oneri finanziari), raccomandando al Consiglio Europeo l’approvazione. La pressione politica sulla Premier inglese Theresa May dovrebbe pertanto alleviarsi, ma il percorso per la Brexit rimane tutt’altro che semplice, anche perché la proposta sul confine irlandese sembra incompatibile con la volontà della Gran Bretagna di uscire dall’Unione Doganale e dal Mercato Unico.

 

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