Il punto sui mercati

  • Lo scenario macroeconomico mondiale rimane positivo, con la crescita che, ad un ritmo annuo intorno al 3% nel primo trimestre, è a ridosso dei livelli massimi raggiunti negli ultimi 6 anni. Il contributo positivo del ciclo del settore industriale, che ha guidato l’accelerazione dell’economia mondiale nel secondo semestre del 2016, è probabilmente destinato a venire meno nei prossimi mesi, ma la ripresa della spesa per investimenti delle imprese e del commercio internazionale (entrambi particolarmente depressi nella fase precedente di discesa dei prezzi delle materie prime e ristrutturazione delle economie dei Paesi Emergenti) sembra ben avviata, supportata anche da una generale accelerazione dei profitti aziendali.

 

  • Una certa rotazione sembra essere avvenuta dagli USA (dove il primo trimestre difficilmente dovrebbe aver registrato una crescita superiore all’1%) all’Eurozona, dove il flusso di dati macroeconomici sembra più solido, situazione per certi versi sorprendente alla luce del ciclo elettorale particolarmente intenso che dovrebbe consigliare prudenza agli operatori economici, ma che dovrebbe nuovamente invertirsi nel secondo trimestre con il rimbalzo dell’economia americana.

 

  • L’altro grande catalizzatore dell’economia mondiale è la Cina, dove l’attuale fase espansiva si sta estendendo molto più a lungo del previsto (oltre un anno rispetto agli usuali cicli di 6 mesi). Dal momento che la parola d’ordine del Governo è stabilità in un anno di importanti cambiamenti di leadership, questa situazione può perdurare fino al Congresso del Partito Comunista verso la fine dell’anno, concentrando l’attenzione sulla preservazione della stabilità finanziaria e rinviando ancora la riduzione della leva finanziaria necessaria per riequilibrare l’economia.
  • La politica monetaria a livello mondiale è complessivamente di supporto e, anche se non più completamente accomodante, per lo meno è altamente prevedibile. La principale attività della Fed e della BCE nell’ultimo mese è stata di far convergere le aspettative degli investitori verso il proprio percorso futuro di normalizzazione di policy, confermando così l’aspettativa negli USA di 3 rialzi dei tassi nel 2017 e la prosecuzione dello stimolo monetario nell’Eurozona fino a 2018 inoltrato.

 

  • All’inizio dell’anno lo scenario geopolitico era stato indicato come il principale fattore di rischio per lo scenario macroeconomico e dei mercati per il 2017. Il mese di aprile si preannuncia particolarmente intenso sotto questo punto di vista. In Europa la corsa alla Presidenza francese si sta facendo più serrata ed i sondaggi segnalano che il margine di distanza tra i

4 principali candidati si sta contraendo, aumentando l’incertezza su chi accederà al ballottaggio.

 

  • Dopo il fallimento della riforma sanitaria, i mercati finanziari e la stessa Fed hanno scontato l’assenza di significative misure di stimolo fiscale negli USA nel corso del 2017. Se ne riparlerà eventualmente a maggio, dopo che il Congresso avrà approvato la legge di bilancio ed evitato un imbarazzante “government shutdown” (blocco della pubblica amministrazione) entro il 28 aprile. Anche la retorica protezionistica sembra orientarsi verso target specifici piuttosto che guerre commerciali su larga scala. L’imprevedibilità dell’amministrazione Trump è comunque stata confermata dall’attacco militare in Siria, che, se da un lato rassicura gli alleati sul continuo coinvolgimento internazionale degli USA, dall’altro costringe a rivedere le aspettative sulla politica estera USA.
  • In questo scenario macroeconomico e di policy, manteniamo un asset allocation complessivamente difensiva. La view positiva sullo scenario macroeconomico mondiale si riflette principalmente sulla view negativa sul reddito fisso governativo, dove il recente aumento dell’avversione al rischio legato alla turbolenza politica USA ed europea e la retorica più accomodante della BCE, hanno spinto i rendimenti a livelli eccessivamente bassi e vulnerabili a sorprese positive sui dati macroeconomici e sugli eventi politici imminenti, oltre che al ritorno della “Trumpflation” qualora l’Amministrazione Trump riuscisse a riattivare il suo programma di riforme.

 

  • La view più positiva sull’azionario europeo è una scommessa sulla drastica riduzione del premio per il rischio politico europeo nello scenario di base di sconfitta di Marine Le Pen alle elezioni francesi, dal momento che dovrebbe spianare la strada ad un periodo relativamente più calmo per la politica europea, con le elezioni italiane che non si verificheranno verosimilmente prima del 2018. In uno scenario di crescita mondiale relativamente buona e senza variazioni significative di politica economica in USA e Cina, gli asset Emergenti rimangono attraenti, anche per considerazioni tecniche e fondamentali, in particolare l’azionario ed il debito in valuta locale.

 

  • L’aumento della tensione politica internazionale si sta riflettendo chiaramente nel recupero delle quotazioni dell’oro, che manteniamo come protezione sia per l’imprevedibilità della Presidenza Trump che dei rischi elettorali francesi. La view positiva sul US$ è un’altra protezione dal rischio politico europeo, ma passate le elezioni francesi potrebbe entrare sotto pressione.

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