Il metallo inutile riprende la discesa e torna sui minimi

1Per tutti coloro che ancora si interrogano sull’utilità e sul valore dell’oro rimandiamo alla lettura dei nostri articoli del dicembre 2011: “L’oro a 1600 dollari luccica un po’ meno. Fine dell’abbaglio?“; e del luglio 2011: “L’oro come la conchiglia cauri. Un mito da sfatare“, che suscitarono parecchie polemiche su diversi blog economico/finanziari.

Le nostre considerazioni di carattere fondamentale sul metallo giallo rimangono ovviamente le stesse di allora, mentre ci proponiamo in questa nuova analisi di verificare se effettivamente la bolla speculativa sull’oro sia ormai giunta al termine.

Se è vero che il prezzo dell’oro non si è fortemente ridimensionato da poco più di un anno a questa parte, è altrettanto vero che le quotazioni del metallo giallo non sono più riuscite a salire su nuovi massimi assoluti dopo il picco a 1921 dollari l’oncia del settembre 2011.

Il trend primario rialzista in essere dal 2005, accentuatosi a partire dall’ottobre del 2008, risulta fortemente indebolito dalla pausa degli ultimi quattordici mesi, durante i quali i corsi si sono assestati attorno all’area 1650 muovendosi in un range compreso tra 1530 e 1800 dollari l’oncia.

La violazione al ribasso della trendline ascendente primaria, avvenuto tra l’aprile e il maggio 2012, e il successivo movimento di pullback tecnico dal basso verso l’alto, risultano piuttosto evidenti nel grafico su time frame settimanale.

 Il prezzo ha successivamente incontrato una forte resistenza statica proprio nei pressi dei 1800 dollari, livello al quale il mercato si è dimostrato piuttosto sensibile all’alleggerimento delle posizioni lunghe in oro in almeno tre occasioni: nel novembre 2011, nel febbraio e nell’ottobre del 2012. D’altra parte la fascia di valori compresa tra 1530 e 1550 dollari ha sostenuto egregiamente ogni repentina correzione riportando sempre il prezzo dell’oro verso il suo baricentro a 1650 dollari. Lo scenario è dunque neutro nel medio periodo e ancora positivo per il lungo termine anche se, come anticipato, il trend primario risulta decisamente deteriorato dato che l’oro non è stato in grado, dopo la fiammata speculativa dell’estate 2011, di mantenere un tasso di crecita con uno sviluppo analogo agli anni precedenti. L’attuale movimento in range laterale si può qualificare come un modello distributivo di lungo termine che potrebbe decretare un’inversione di tendenza primaria.

Le quotazioni risultano peraltro inserite in un ampio canale moderatamente discendente di medio periodo, ancora in formazione e da confermare nelle prossime settimane, che trae origine proprio dal picco di massimo a 1921 euro. Il nuovo scenario negativo di lungo periodo farebbe tornare il prezzo dell’oro, con buona probabilità, verso una fascia di valori compresa tra i 500 e i 700 dollari l’oncia nel giro di qualche anno. Praticamente gli stessi valori ai quali veniva scambiato tra il 2006 e il 2007, poco prima dell’inizio dell’attuale crisi economico/finanziaria. Un primo chiaro segnale in questo senso arriverebbe con il cedimento della fascia di supporto collocata a 1530/50, al di sotto della quale verrebbe completato il modello distributivo con lo scenario di medio e lungo termine che passerebbe da neutro/positivo a neutro/negativo. I primi obiettivi ribassisti andrebbero collocati in questo caso a 1470 dollari, poi 1430 e successivamente 1320 dollari l’oncia.

2Chiaramente è ancora presto per individuare una svolta di questo tipo, tuttavia nel breve periodo il quadro tecnico è decisamente peggiorato e il movimento degli ultimi quattro mesi lascia pensare alla probabile rottura ribassista ipotizzata.

Il prezzo dell’oro infatti sta scendendo dall’ottobre del 2012, quando aveva segnato un picco di massimo relativo appena sotto la soglia di resistenza dei 1800 dollari (1796 massimo registrato), e ha realizzato una serie di massimi e minimi decrescenti in perfetta coerenza, che vanno a delineare un preciso trend discendente (canale rosso nel grafico su time frame giornaliero). Il movimento ribassista di ieri, confermato oggi con la discesa sotto 1640 dollari l’oncia, ha inoltre interrotto la fase positiva di medio orizzonte temporale in essere dalla primavera del 2012, e il cedimento della fascia di valori compresa tra 1625 e 1645 potrebbe incentivare l’apertura di nuove posizioni corte, e l’alleggerimento di quelle lunghe, con conseguente accelerazione al ribasso e probabile formazione di un nuovo minimo relativo sulla parte inferiore del trend negativo individuato. Tale minimo si colloca sulla base del canale discendente passante nelle prossime giornate per quota 1570 dollari. Questa ipotesi di sviluppo verrebbe scongiurata solo con la tenuta dei 1625 dollari per oncia e la successiva risalita sopra 1700 dollari (livello di resistenza di breve periodo che non viene superato dal 18 dicembre scorso).

In questo caso lo scenario ribassista in essere da ottobre avrebbe termine e la situazione tecnica dell’oro rimarrebbe neutra. Operativamente ogni rialzo dell’oro rappresenta un’occasione di vendita per tutti coloro che hanno posizioni al rialzo da lungo tempo. Acquistare oro sulle correzioni potrebbe rappresentare una strategia poco proficua, proprio perchè il trend primario ha un’elevata probabilità di essere giunto al capolinea e, di conseguenza, i margini di rialzo e di profitto, sarebbero contenuti. Gli short sarebbero da prendere in cosiderazione in caso di rottura ribassista di quota 1625 dollari, con obiettivi a 1570 e 1530/50 dollari, applicando lo stop loss a 1680 dollari (parte superiore dell’attuale trend ribassista).

3 Per coloro che invece sono convinti che l’oro, ai prezzi attuali, possa ancora rappresentare un valido investimento in un’ottica da cassettista sarà sufficiente l’osservazione del grafico di lungo periodo, nel quale abbiamo inserito il prezzo dell’oro nominale (spezzata gialla) e quello reale, cioè deflazionato (spezzata arancio). Il prezzo reale dell’oro ha praticamente raggiunto i livelli dei primissimi anni ’80 proprio con il picco di massimo del settembre 2011 a quota 1921 dollari.

Anche allora l’oro raggiunse il picco di massimo assoluto a seguito di un trend primario durato proprio nove anni, dal 1971/72 al 1980, accentuatosi dal 1976 al 1980. Le ragioni fondamentali erano completamente diverse da quelle di oggi: il crollo del sistema dei tassi di cambio fissi e gli shock petroliferi, ma non si può fare a meno di notare come la situazione attuale presenti delle forti analogie con quell’esperienza. Dunque domandiamoci che cosa è accaduto a tutti coloro che nel 1980 avessero deciso di investire in oro con un’ottica di lungo termine. La risposta è che avrebbero perso oltre il 60% del potere di acquisto nei successivi vent’anni!

piersolda@libero.it

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