Il caso della Banca Carige e l’approssimarsi della crisi bancaria slovena

liga121213bGià a settembre avevamo trattato il caso delle obbligazioni del Monte dei Paschi di Siena e del mancato pagamento delle cedole su tre titoli ibridi, ma ora sembra essere diventato un destino comune anche per le obbligazioni di altri istituti di credito in difficoltà. L’ultimo caso è di Banca Carige, istituto genovese centenario come MPS, il cui peso nel settore bancario non è certamente marginale ed attirare ancora più i riflettori sul sistema finanziario italiano.

Il 2 Dicembre con il comunicato ufficiale, consultabile sul sito della banca, sono stati avvertiti i possessori delle obbligazioni “Banca Carige 1,50% 2003-2013 subordinato ibrido con premio al rimborso convertibile in azioni ordinarie” che non è pervenuto dalla Banca d’Italia il nulla osta necessario per procedere al rimborso alla data di scadenza del 5 dicembre delle residue 3,95 milioni di obbligazioni. Pertanto le obbligazioni continueranno amaturare interessi al tasso annuo lordo dell’1,50% e l’istituto provvederà a richiedere nuovamente alla Banca d’Italia il nulla osta al rimborso in coincidenza con la scadenza di ciascuna singola data di pagamento degli interessi.

Un evento che ha portato l’agenzia S&P a tagliare il rating dell’obbligazione da “CCC-” a “D”, classificando così tale bond in default o inadempiente. Il caso Carige ha fatto inoltre ricordare a Fitch, altra agenzia di rating, che tale mancato pagamento “evidenzia il rischio regolamentare sugli strumenti di debito junior delle banche con basso profilo di credito”, un rischio a cui tanti risparmiatori non danno il giusto peso ma che dovrebbe essere più considerato. L’aumentare dei casi di sospensione delle cedole, di mancati rimborsi, nonché l’allungarsi della lista di banche commissariate da Banca d’Italia, denotano anche la punta emersa di un iceberg di criticità, presenti nel sistema bancario nazionale.

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E’ dunque sempre più opportuno ponderare meglio la controparte con cui si opera, semmai ascoltando meno le rassicurazioni del direttore di filiale e focalizzandosi maggiormente sui dati di bilancio ecc. o seguendo più scrupolosamente le vicende di cronaca della propria banca, senza farsi troppi scrupoli nel cambiare istituto in caso di crescenti difficoltà.

LA CRISI SLOVENA Seppur in Italia qualche problema in più emerga ogni giorno nel sistema bancario nazionale, sembra invece essere alle porte dei nostri confini un possibile ed ulteriore tassello di crisi bancaria in salsa cipriota o irlandese. La Slovenia, stato membro dell’Unione Europea dal 2004 ed aderente alla moneta unica dal 2007, sembra essere ormai pronta per una crisi bancaria. Secondo quanto riportato da Reuters, la Slovenia necessiterebbe di 5 miliardi di euro per ricapitalizzare le sue banche ormai appesantite da 8 miliardi di Non Performing Loan, ovvero crediti in sofferenza, una cifra che all’apparenza sembrerebbe contenuta ma che rapportata ad un PIL nazionale di circa 35 miliardi di euro, è invece uno sforzo quasi titanico per un paese di soli 2 milioni di abitanti. Una ricapitalizzazione che, secondo le intenzioni del primo ministro Alenka Bratusek, sarebbe affrontata senza gli aiuti dell’eurozona e del FMI.

Da Lubiana, giungono perciò rassicurazioni ma osservando i dati economici e previsionali del paese, appare comunque un’impresa ardua, essendo lo Stato ancora in recessione con un PIL a -2,7% ed un deficit fortemente negativo a 5,8% nel 2013 e visto in salita al 7,1% nel 2014. La situazione di crisi, seppur nota da tempo e seppur sia stata adottata a maggio una linea di austerity basata su maggiore pressione fiscale, tagli alla spesa pubblica e massicce privatizzazioni, non ha finora evitato ad esempio la liquidazione a settembre di due piccoli istituti, quali Probanka e Factor banka, con relativo annuncio di garanzia sui depositi.

Il vero problema rimane però ancora in capo alle tre principali banche del paese e seppur la situazione più critica sembra essere quella di Nova Ljubljanska Banka, primo istituto del paese e controllato dallo Stato, non bisogna dimenticare l’eventuale effetto domino che potrebbe generarsi sugli istituti bancari esteri più esposti al paese, quali le banche austriache ed italiane. Da lunedì scorso sono state sospese le contrattazioni delle azioni e delle obbligazioni junior degli istituti bancari fino al 13 dicembre, data in cui sarà reso noto il risultato dell’audit di controllo esterno richiesto per valutare quanti soldi dovrà iniettare il governo per salvarle.

L’autore della rubrica – “Risparmio, i conti in tasca” pubblicata su www.lanuovaprimapagina.it, è a cura del nostro consulente Rubens Ligabue, professionista certificato EFA – European Financial Advisor, associato SIAT – Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari.

Per domande e chiarimenti potete scrivere a: rubens.ligabue@gmail.com.

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