La direzione futura del mercato dipende da quanto l’economia potrà ancora correre dopo aver raggiunto il picco e in che misura l’aumento temporaneo della crescita e dell’inflazione diventeranno strutturali. E’ quanto emerge dal report di Amundi sulle idee d’investimento per il terzo trimestre 2021. Si potrebbe passare da uno scenario di timore per l’inflazione a uno scenario di inflazione: se continueranno la corsa agli acquisti e gli aumenti dei prezzi, il trend rialzista dell’inflazione proseguirà, costringendo la Fed a intervenire. In questa fase sta aumentando il rischio di perdita di controllo della curva dei rendimenti. Per gli investitori, un’inflazione più alta rappresenta una minaccia per la diversificazione tradizionale, perché la correlazione tra azioni e obbligazioni diventa positiva.
A tale proposito i punti messi in luce da Amundi riguardano: l’allocazione, proponendo di adeguare l’orientamento al rischio; le azioni, dove si dovrebbe ricercare un approccio “barbell”; le obbligazioni, con duration breve e posizioni moderatamente lunghe sul credito; i mercati emergenti, con focus su Cina e Asia, e le materie prime, valutate positive nel medio e lungo termine.
Per quanto riguarda l’allocazione, il test sull’inflazione arriverà non appena saranno svaniti gli effetti base e i mercati si concentreranno sulla comunicazione delle banche centrali. Sembra assodato che l’inflazione sarà più persistente e non è da escludere che la Fed avvii qualche forma di riduzione delle sue misure accomodanti. Le fonti di rendimento non correlate, così come gli approcci multi-asset rivolti agli attivi reali, possono svolgere un ruolo importante in una fase di correlazioni instabili. Da un punto di vista strategico, l’esposizione alle azioni è giustificata alla luce del rialzo dell’inflazione, con una protezione contro lo scoppio della bolla dei tecnologici.
Sul fronte azionario, vista la ripresa in atto dell’economia e la riaccelerazione degli utili, le azioni rimangono ben supportate. I miglioramenti del settore manifatturiero e dell’economia in generale probabilmente andranno a vantaggio dei settori più strettamente legati a questa ripresa e favoriranno le rotazioni verso i titoli ciclici e value. Tuttavia, l’aumento dell’inflazione potrebbe limare le valutazioni azionarie, soprattutto quelle molto costose, e la tassazione più alta potrebbe pesare su alcuni settori come quello informatico o sulle società che realizzano la maggior parte dei loro utili all’estero. Gli investitori potrebbero bilanciare questa posizione ai titoli value e ciclici con settori-titoli difensivi, dotati di solidi bilanci che fungano da cuscinetto nel caso in cui la crescita dovesse riservare delle delusioni.
In riferimento alle obbligazioni, visto il possibile rialzo dell’inflazione e le persistenti aspettative di deficit fiscale e di forte indebitamento negli Stati Uniti, i money manager consigliano soluzioni con duration breve e con una protezione verso l’incremento dei prezzi. I rendimenti dei Treasury sono limitati dagli squilibri tra domanda e offerta, ma secondo Amundi il rischio d’inflazione è reale. Di conseguenza, quando i rendimenti raggiungono l’1,8%-2%, gli investitori devono resistere alla tentazione di assumere posizioni lunghe sulla duration ed esaminare le opportunità a livello di curva e tra gli attivi con una duration breve e gli attivi a più alto rendimento. Nel mercati del credito, l’outlook è ancora costruttivo perché i fondamentali stanno migliorando e l’economia è in ripresa. Il credito high yield, le obbligazioni subordinate ed emergenti con preferenza per duration breve possono offrire in questa fase agli investitori un buon profilo rendimento/duration/rischio, ma è indispensabile essere selettivi.
Le obbligazioni dei mercati emergenti rappresentano un’asset class fondamentale per generare del rendimento e si ravvisano delle opportunità interessanti nello spazio del credito. Nel complesso, i mercati emergenti presentano una combinazione di consumi domestici, rendimenti più alti e un forte potenziale in termini di esportazioni, ma è necessario essere selettivi. Gli attivi cinesi hanno sofferto di recente di un inasprimento della politica, ma per il secondo semestre si prevede un minor impatto. Nel medio termine, sono candidati a diventare degli attivi core per gli investitori per via dei rendimenti reali interessanti, delle prospettive di un apprezzamento delle valute, del ruolo della Cina nel paesaggio politico e della crescita della classe media.
Infine sul mercato delle materie prime, la ripresa dell’economia ne sta supportando i prezzi, tra cui anche quelli dei metalli di base, per via dell’aumento della domanda e dei timori riguardo alle carenze dell’offerta. Per quanto riguarda il rame, la domanda potenziale derivante dagli stimoli fiscali e dalla transizione verso economie più verdi, unitamente alla produzione ancora concentrate in pochi Paesi (principalmente Cile, Repubblica del Congo e Zambia) dovrebbe supportare i prezzi nel lungo termine. L’oro, che è considerato un bene rifugio, non dovrebbe invece beneficiare di un contesto economico positivo. I tassi d’interesse reali negativi e un’inflazione più alta hanno tuttavia contribuito al recupero delle perdite iniziali dell’anno accusate dal metallo giallo e potrebbero prolungare ulteriormente questo trend. Gli esperti raccomandano pertanto di mantenere un posizionamento neutrale sull’oro. Nel complesso, determinate materie prime potrebbero aiutare gli investitori a proteggere i loro portafogli dall’inflazione. (Riproduzione riservata)
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