‘Helicopter Ben’ non può atterrare, per ora prosegue il Qe

Da maggio 2013, i rendimenti dei Treasury a 10 anni sono schizzati a livelli appena inferiori al 3,00% e questo a causa delle dichiarazioni del presidente della FED Ben Bernanke, con le quali avvertiva i mercati sull’ipotesi di ridurre gli acquisti di asset previsti dal QE in corso (85 miliardi di dollari al mese di Treasuries e Mortgage- Backed Securities). Un’oscillazione che in questi mesi ha fornito a tutti gli investitori in obbligazioni, un “piccolo” assaggio dei possibili effetti a cui è sottoposto l’intero mercato globale dei bond, nel caso di reale rialzo dei tassi, siano essi bond emergenti o dei paesi sviluppati. Una paura che, seppur in questo frangente abbia agitato tanti risparmiatori, sembrava ormai essere almeno servita ad abituare i tanti operatori finanziari all’uscita più o meno graduale dalle politiche monetarie avviate e mantenute dalla FED in questi ultimi 5 anni. I mercati si stavano ormai preparando a riportare l’attenzione sui fondamentali dell’economia piuttosto che sugli steroidi a cui essa è sottoposta.

Non vi erano quasi più dubbi sull’avvio del “tapering” ma con un colpo magistrale la FED ha mischiato nuovamente le carte, annunciando di non essere in grado di iniziare ad “uscire” dal Quantitative Easing. Motivando la decisione con “l’inasprimento delle condizioni economiche (leggasi, tassi di interesse aumentanti) osservati negli ultimi mesi, se sostenuto, potrebbe rallentare il ritmo di miglioramento dell’economia e del mercato del lavoro”. “Helicopter Ben” non muta dunque di una virgola la sua attuale politica monetaria e così facendo continua a gonfiare la bolla del denaro a pioggia lanciato metaforicamente dall’elicottero, spostando soltanto più in là la risoluzione di un problema che col tempo diverrà sempre più complicato da gestire. Una situazione i cui effetti sono ben evidenti negli afflussi di capitali record verso i fondi azionari. Seppur all’apparenza nulla cambia nella politica della FED, appare innegabile la rottura di quel tacito legame di fiducia secondo cui la banca centrale USA agisce in base alle aspettative degli operatori. Un cambio che non solo ha spiazzato gli investitori ormai posizionati secondo le stesse indicazioni che Bernanke aveva espresso tra maggio e giugno ma che da settimana scorsa ha immesso nel sistema altre due importanti variabili di incertezza:

1) la non affidabilità della strategia comunicativa della FED e dunque la sua stessa credibilità

2) l’incerta capacità di reale “exit strategy” dal QE e dunque di rischi crescenti seppur posticipati

Finora il QE infinito della Fed ha fatto la gioia soltanto di Wall Street, delle banche d’investimento e di chi specula e quest’ultima potenziale ed ennesima ondata rialzista potrebbe far molto male ai tanti piccoli risparmiatori che decidono ora di entrare, perché invogliati dai rialzi apparentemente perpetui. Un bel sell-off potrebbe arrivare presto, così da consentire ai pesci grossi di monetizzare a discapito dei piccoli.

L’autore della rubrica – “Risparmio, i conti in tasca” pubblicata su www.lanuovaprimapagina.it , è a cura del nostro consulente RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA – European Financial Advisor, associato SIAT – Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete scrivere a: info@rubensligabue.com

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