Grecia sull’orlo del precipizio per forzare le decisioni euro-tedesche

L’ANALISI: Atene ha finito i soldi e senza un “prestito ponte” rischia di restare senza fondi a fine mese

La BCE non accetta più i titoli ellenici come garanzia e S&P declassa il debito sovrano a B-

liga19215aA distanza di due settimane del voto greco e dal mandato popolare concesso a Syriza ed ai Greci Indipendentisti ora al governo, appare sempre più eloquente la strategia adottata dal primo ministro Alexis Tsipras e dal ministro delle finanze Yannis Varoufakis per ottemperare al mandato ricevuto.

La Grecia ed il suo nuovo governo di sinistra hanno avviato una complessa partita con l’UE, per dare seguito a quanto promesso in campagna elettorale, ovvero un cambio radicale rispetto alla gestione del debito ed ai diktat della “troika”.

LA SITUAZIONE GRECA

Dopo una recessione che dura ormai da un lustro e ben due pacchetti di salvataggio concessi dal trio UE-BCE-FMI, il debito pubblico della Grecia si attesta ancora ad oltre 320 miliardi di euro, ovvero il 175% del PIL ellenico e questo anche dopo il noto “haircut” o ristrutturazione del debito avvenuto nel marzo 2012. Nonostante gli oltre 240 miliardi ricevuti nei due prestiti del 2010 e 2011, pari circa a 2/3 del debito complessivo, il paese non ha quindi visto reali benefici economici essendo il PIL crollato del 25% e la disoccupazione complessiva giunta ad analoghi livelli, con punte del 50% in quella giovanile, mentre il reddito medio è fortemente calato e la deflazione aleggia ormai da tempo nel paese (a dicembre 2014, prezzi al consumo in calo del 2,6% annuale). Utilizzando le parole del nuovo ministro delle finanze greco la situazione è semplicemente “da vera e propria crisi umanitaria”.

L’EFFETTO TROIKA

Dal 2010, ovvero da quando lo Stato greco sì è mostrato in bancarotta, l’Europa ha concesso enormi prestiti al paese ma in cambio ha richiesto le ormai famigerate soluzioni di austerity basate essenzialmente sulle privatizzazioni di imprese e servizi pubblici, la diminuzione della spesa sociale, la deregolamentare del lavoro, ecc., con il presunto fine di riportare in ordine il bilancio e rimettere in moto il paese. E’ però davanti agli occhi di tutti la fallacia di tali ricette, non ultimo è arrivato anche il monito di Obama «non si può continuare a spremere Paesi che sono nel pieno di una recessione». Una “spremitura” fatta sulla pelle del popolo ellenico al fine di ottenere enormi aiuti finanziari ma che poi sono finiti nel sistema finanziario greco ed europeo per quasi la loro totalità e non per le necessità dello Stato. Osservando il grafico pubblicato dal Financial Times, appare eloquente dove siano finiti i soldi e a cosa siano realmente serviti.

Solo l’11 per cento dei prestiti è andato a finanziare direttamente le attività del governo mentre la restante parte sono soldi entrati ed usciti come in una porta girevole. Soldi che peraltro non solo hanno permesso a chi di dovere di togliersi fastidiose “castagne” dai propri bilanci ma anche di passare il problema ai vari Stati della UE ed in ultima analisi ai cittadini europei.

liga19215b

I NUOVI CREDITORI

Il debito greco è oggi distribuito in modo sostanzialmente differente rispetto al 2010, ovvero quando buona parte del problema era in pancia alle banche elleniche ed europee (Francia e Germania in primis ed in piccolissima parte in quelle italiane), in quanto quasi l’80% è ora in carico ad istituzioni pubbliche ed in particolare al fondo di stabilità europeo (EFSF) ed al Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM) della UE ed a seguire al Fondo Monetario Internazionale e poi alla BCE. In ambito europeo e secondo i dati di Bloomberg, la quota di spettanza italiana è di circa 40 miliardi di euro e questo a seguito dei prestiti bilaterali e delle quote di partecipazione nel fondo salva-stati Esm, nella Bce e nell’Fmi, un qualcosa che potenzialmente può pesare un 2,5% di PIL in caso di default della Grecia. Un rischio di insolvenza che vede nel 2015 l’anno chiave per il paese, in quanto nei successivi sei e fino al 2022, non vi sono rimborsi e pagamenti di interessi significativi da mettere in seria difficoltà le povere casse statali greche mentre quest’anno ed in particolare tra febbraio/marzo e luglio/agosto vi sono rimborsi cospicui a favore dell’FMI e della BCE che non possono essere sostenuti autonomamente dal paese.

liga19215cLA SCOMMESA TSIPRAS

Il nuovo governo greco ha dunque voluto giocare d’anticipo di fronte ai prossimi problemi di liquidità e di pressione della BCE affinché il paese domandi l’estensione temporale del prestito, così da poter ottenere quei margini di manovra di bilancio necessari ai programmi di uscita o riduzione dell’austerità promessi in campagna elettorale e non applicabili in caso di rinnovo del prestito alle condizione fin qui imposte dalla Troika. Il tour europeo post elezioni di Tsipras e Varoufakis, fatto per promuovere un pacchetto di ristrutturazione del debito basato sulla conversione del debito verso il fondo salva-stati Efsf/Esm in titoli di debito indicizzati alla crescita (growth bond) e la conversione di quello verso la Bce in titoli irredimibili, rappresenta perciò la prima mossa di una strategia volta a trovare un accordo prima dell’estate, ovvero prima dei maggiori e più pesanti rimborsi che la Grecia deve fronteggiare e che allo stesso tempo le fornisce forse l’ultima vera arma di negoziato.

MOSSE E CONTROMOSSE

Una prima e decisa risposta, dopo le pacche sulle spalle ed i sorrisi ricevuti dai paesi spesso più “deboli” dell’eurozona è poi arrivata a parole dai vertici europei e da vari esponenti del governo tedesco e della Bundesbank e successivamente dalla BCE di Mario Draghi. Una risposta questa ben più concreta in quanto la banca centrale europea ha deciso di non accettare più i titoli di stato greci come garanzia per prestare soldi alle banche elleniche. Il tutto a partire dall’11 febbraio ovvero e non a caso, proprio nel giorno in cui si dovranno mettere al tavolo delle trattative la UE e la Grecia.

In ogni modo la BCE, in un gioco di mosse e contromosse, ha comunque garantito una linea di credito tramite la cosiddetta ELA (Emergency Liquidity Assistance), ovvero un programma speciale di finanziamento il cui rischio sarà però in capo alla banca centrale greca e potrà essere rivisto o chiuso ogni due settimane ed a partire dal 18 febbraio prossimo. Una decisione che ha subito avuto ripercussioni sui principali bond bancari del paese e sulla borsa greca. In questo gioco si è poi inserita sul finale di settimana anche l’agenzia di rating Standard & Poor’s attraverso il declassamento da B a B- ed outlook negativo del debito greco. E per non fare mancare nulla nel grande scacchiere della politica e della finanza globale, oltre ai già citati interventi di Obama a favore della Grecia, non sono mancate anche le manifestazioni di appoggio a Tsipras da parte della Russia. Un fatto quest’ultimo che rientra più nell’ambito della geo-finanza ma che Tsipras sta opportunisticamente utilizzando per le prossime trattative, semmai come moneta di scambio con la UE per la sua posizione verso la crisi Ucraina, oppure come eventuale exit strategy sostenuta da Mosca, in caso di fallimento ed uscita dall’Euro.

liga19215dCONCLUSIONE

Quello che è da poco iniziato appare essere un gioco che alla fine avrà un vincitore ed un perdente e quanto auspicato da Syriza di poter uscire dai diktat della Troika e poter rinegoziare il debito, rimanendo nell’Euro potrà risultare assai difficile se non impossibile. Infatti se Tsipras si piegherà alle pressioni tedesche, rischierà di perdere qualunque credibilità di fronte al suo popolo (aprendo semmai al rischio di una deriva di estrema destra) e se rifiuterà, il suo governo collasserà per mancanza di fondi fra pochi mesi, costringendo così il paese all’opzione estrema e di uscita dall’Euro. Dall’altra parte, per Bruxelles e per la Germania in particolare, se la Grecia vincesse la partita dettando le condizioni, si creerebbe un precedente troppo pericoloso, ovvero la possibilità per qualsiasi forza anti-austerity presente in altri paesi di poter seguire l’esempio greco nonché vacillerebbe l’ortodossa posizione della Merkel. Il gioco ha quindi una “componente di rischio” non indifferente in quanto la Grecia ha deciso di mettersi sull’orlo del precipizio pur di costringere la Germania all’aut-aut. Non mancheranno quindi ulteriori colpi di scena, visto i tanti attori coinvolti e ciò porterà con sé inevitabili ripercussioni sui mercati finanziari globali.

L’autore della rubrica – “Risparmio, i conti in tasca” pubblicata su www.lanuovaprimapagina.it , è a cura del nostro consulente RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA – European Financial Advisor, associato SIAT – Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete scrivere a: info@rubensligabue.com

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.