“Sulla Brexit non c’è stato un fallimento del parlamento. La sensazione è che questo pasticcio sia un fallimento della leadership, di tutti i partiti, non solo della May. Non c’è nessuno che prende decisioni per il paese e il popolo britannico. E questo si ripercuote sulla vita di tutti i cittadini”. A parlare, a Mezz’ora in più, è Gina Miller, l’attivista che, tramite un ricorso alla all’Alta Corte britannica, ha ‘costretto’ Westminster a votare sull’avvio delle procedure per la Brexit.
“Il Parlamento è sovrano, e nessun primo ministro può cambiare i diritti dei cittadini senza chieder conto al popolo. E, ovviamente la brexit cambierà i diritti degli inglesi – ha proseguito la Miller – Tutto il processo della brexit è stato rovesciato. La May avrebbe dovuto vedere se c’era una maggioranza prima di andare a negoziare. I parlamentari sono stati coinvolti solo a luglio scorso. L’altro errore è che il referendum portava solo a un dentro o fuori, senza ulteriori opzioni. Ora però, la complessità della brexit è visibile a tutti. 45 anni non possono essere rovesciati in soli 2 anni, è un’impresa impossibile”.
Secondo Miller il nodo principale sta nel “modo in cui si è parlato di brexit in Gran Bretagna. Non si è parlato di cifre, di contenuti, ma solo di emozioni. C’è stato pochissimo spazio per il pragmatismo e per la ragione. Ora però le persone stanno cambiando idea. Ma ancora il messaggio arriva solo al cuore, e non alla mente della gente. Se ci fosse un altro referendum al momento non saprei come andrebbe. Ci serve più tempo per spiegare alle persone le logiche e i perché del remain. Ancora la strada da percorrere è lunga”.