Evidenti tendenze volte a gestire la prossima crisi

liga220216L’ANALISI: da ZIRP a NIRP passando dal QE per avere CACs, Bail-in e poi cashless e capital control.

I banchieri hanno offerto tempo ai governi per creare regole da usare al momento giusto

Dall’inizio dell’anno prosegue la fase negativa che sta coinvolgendo i mercati finanziari globali e nonostante il primo vero tentativo di rimbalzo avviato la settimana scorsa ed in grado di far recuperare qualche punto all’importante discesa finora manifestata dai massimi nonché alimentare nuove speranze in molti operatori, è possibile ancora raggruppare gli stessi in due grandi categorie, ossia coloro che pensano che i problemi alla base della crisi finanziaria del 2008 siano stati risolti e coloro che hanno dei seri dubbi.

Quello che appare però certo ad entrambi è la costante di intervento delle banche centrali e dei governi, non ultimo a ricordarci tale necessario connubio è il recente economic outlook dell’OCSE dall’emblematico titolo “stronger growth remains elusive: urgent policy response is needed”, ossia una forte crescita economica è quantomeno “sfuggente” per non dire assente ma per ritrovarla sono necessarie le consuete raccomandazioni in stile FMI, ossia maggiori ed urgenti risposte politiche. Risposte richieste con sempre più forza ed urgenza da tali organizzazioni essendo ormai considerati sostanziali i rischi di instabilità finanziaria.

RISPOSTE ATTUATE

Negli ultimi sette anni abbiamo assistito ad un’evoluzione delle risposte messe in campo dai banchieri centrali tramite azioni cosiddette convenzionali e poi, al non verificarsi degli effetti auspicati sull’economia reale, si è proseguito con scelte monetarie sempre meno ortodosse e mai sperimentate prime. All’inizio è stata la politica dello ZIRP (Zero Interest Policy Rate), ossia portare i tassi a zero con la speranza di riattivare quel “credito facile” che negli ultimi decenni aveva consentito una crescita basata sul debito. Tale scelta non ha però permesso di riattivare questo meccanismo in quanto il consumatore non ha risposto a tale stimolo ed il sistema del credito bancario ha comunque contratto l’offerta di credito per far fronte ai rischi accresciuti su quello già erogato nonché ha centellinato il nuovo, preferendo l’impiego dell’extra liquidità ricevuta a favore delle rendite offerte dal sistema finanziario, in primis le obbligazioni pubbliche. Un fatto che ha richiesto il continuo e crescente intervento dei banchieri centrali per mezzo di ripetuti cicli di Quantitative Easing (QE), al fine di sostenerne il rinnovo mentre si esauriva l’estrazione di interesse a seguito del perdurante ZIRP. Fino ad ora si è comprato tempo per offrire facili rendite ad un sistema bancario definito da molti zombie mentre venivano discusse ed implementate soluzioni differenti per la gestione di un debito che non solo appare essere insostenibile ma che non sembra più in grado di stimolare positivamente l’economia reale.

NUOVE TENDENZE

Dall’estate 2012 con il “whatever it takes” di Draghi e con l’annuncio inatteso di un terzo nuovo ciclo di QE americano, successivamente allungato con il cosiddetto tapering e sostenuto al suo termine da nuovi cicli di monetizzazione della banca del Giappone e dall’arrivo del famigerato “bazooka” della BCE ad inizio 2015, si è comprato tempo per impostare le nuove tendenze a cui i principali banchieri centrali sembrano ora orientati ed intenzionati a far percorrere a molteplici governi, ossia NIRP (Negative Interest Policy Rate), bail-in e forse un prossimo “cashless”, ossia riduzione-eliminazione del contante.

DA ZIRP A NIRP

Avendo QE e ZIRP finora fallito nel raggiungimento degli obiettivi di stabile e moderata inflazione, unita ad una auspicata e robusta crescita, si è deciso di intraprendere una nuova via per forzare il cavallo a bere, ossia smuovere quell’enorme liquidità immessa nel solo sistema finanziario ed intrappolato o meglio finora incanalato in quell’illusorio effetto ricchezza derivante dalla forzosa crescita delle quotazioni di bond ed azioni. Un aumento di valori con cui i banchieri credevano di poter riattivare il consumo generalizzato ma di cui pochi e spesso già ricchi hanno potuto godere veramente, senza di fatto aver prodotto effetti sostanziali nella crescita globale. Ecco allora il passaggio successivo volto a forzare l’impiego della liquidità delle masse, ossia la nuova politica dei tassi negativi sui depositi. Decisione dapprima avviata nei paesi nordici, poi dalla Svizzera ed a seguire dall’Eurozona ed ultimamente dal Giappone, nell’attesa di eventuali ripensamenti nel mondo anglosassone, visto e considerato anche l’ultima testimonianza della Yellen al congresso americano in cui ha ammesso che è “not off the table”, ossia sul tavolo delle possibili opzioni. Una strategia non ortodossa il cui fine apparente sarebbe quello di stimolare a consumare oggi il risparmio depositato in quanto domani sarà inferiore a causa dei tassi negativi. Un paradosso che a differenza dell’alta inflazione non spinge volontariamente i consumatori a spendere oggi il denaro posseduto per paura del futuro aumento dei prezzi, bensì prova a forzarli con la paura di perdere il denaro stesso a causa del tasso negativo imposto. Una paura di perdere denaro accentuata anche dalle regole create per gestire le future crisi del sistema bancario-finanziario.

CACs E BAIL-IN

Se lo ZIRP è la scintilla che si è deciso di innescare per provare a far consumare oggi il risparmio, sperando che tale accensione non scateni un falò in grado di incenerire irrimediabilmente il sistema stesso, a seguito della maggior paura dei banchieri, ossia un cosiddetto “bank run” o “corsa allo sportello”, allora non dovrebbe apparire così strano il fatto che gli stessi banchieri centrali abbiano da quel famigerato “whatever it takes” del 2012, deciso di fornire ancora tassi a zero e QE per un lasso di tempo utile a preparare i vari governi a leggi e regole che oggi conosciamo come CACs, bail-in, riforme bancarie varie e non solo.

A ben guardare gli eventi passati, è innegabile notare come dopo il caso Cipro del marzo 2013, ovvero il paziente “zero” del prelievo sui depositi, sia stato sancito al G20 australiano del 2014 di adottare globalmente la regola del bail-in per risolvere il problema del troppo debito creato dalle banche, andando così ad affiancarsi ad altre regole già diffuse e denominate CACs (Clausole di Azione Collettiva) e riferibili alla gestione dei debiti sovrani, ossia alla loro ristrutturazione e/o fallimento ed inserite per legge nel debito emesso da tutti i paesi dell’eurozona dal 2013 in poi e sempre successivamente ad un altro paziente “zero”, come la Grecia.

CONTROLLI E CASHLESS

Se i tassi negativi ormai avviati produrranno sempre più tensione nelle attività finanziarie in quanto insostenibili a lungo termine nell’impiego della liquidità a breve termine e se gli asset ad alto rischio in cui vi era finora la parvenza di un possibile rendimento derivante dalla crescita continua dei prezzi generata dai vari QE non reggeranno più le quotazioni, a causa di cedole nei bond sempre più magre e dividendi delle azioni sempre più dopati per via dei buyback miliardari finora fatti dalle imprese, cosa avranno elaborato i banchieri centrali per arginare tutto ciò ?

Un vecchio detto attribuito ad un ex consigliere economico della Casa Bianca, recita “se qualcosa diventa insostenibile, vuol dire che non lo si può più sostenere” e se ciò fosse vero nel contesto attuale e prossimo venturo, allora i banchieri tenteranno presumibilmente di gestire l’inevitabile provando a regolare e controllare sempre più il sistema bancario e finanziario. A tale proposito è da notare ad esempio come la SEC, l’organo di vigilanza della Borsa USA, sia da mesi in consultazione con gli operatori finanziari al fine di regolare al meglio i rischi di liquidabilità di fondi ed ETF, ossia quel rischio che lo stesso FMI dichiarava nell’ottobre 2014 come sistemico ed assimilabile al “bank run”, ovvero un improvviso ed impetuoso “fund run” in grado di provocare shock sistemici ai mercati dei capitali. Tali consultazioni, insieme ad altre, sono volte a gestire, limitare, tassare e controllare i flussi di capitali e non sono semplici esercizi accademici.

Non è poi da sottovalutare la recente tendenza a proporre l’eliminazione delle banconote di grosso taglio quali i 500 ed i 200 euro come rilanciato settimana scorsa dalla BCE di Draghi nonché dall’ex consigliere economico americano Larry Summers per quanto riguarda il taglio da 100$. La motivazione ineccepibile è la guerra all’evasione, al riciclaggio, al terrorismo ma a mal pensare l’eliminazione di parte del contante circolante e al di fuori del sistema, ridurrebbe sensibilmente la via di fuga offerta dalla carta moneta a coloro che non sono disposti a spendere oggi il proprio risparmio in un contesto deflattivo e neppure a vederlo ridotto da interessi negativi, bail-in, fallimenti e potenziali perdite sugli investimenti.

CONCLUSIONE

I banchieri sono ben coscienti di quello che stanno facendo, proponendo e discutendo nelle opportune sedi ma forse non lo è il lavoratore-consumatore-risparmiatore e questo perché, se consapevole, potrebbe non essere così in accordo e renderebbe più complessa la gestione della prossima crisi. Una crisi che sarà veloce e violenta se i vari attori coinvolti reagiranno fin da subito non accettando tali soluzioni o più graduale e cronica se subiranno meno consapevolmente la distruzione di ricchezza finanziaria che deriva dalla cancellazione del debito. Il punto non è perciò sul se ma sul come procederà e semmai se vi saranno cause anche apparentemente esogene ad accelerare tale processo, quali ad esempio eventi geo-politici in decantazione da tempo.

L’autore della rubrica – “Risparmio, i conti in tasca” pubblicata su www.lanuovaprimapagina.it , è a cura del nostro consulente RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA – European Financial Advisor, associato SIAT – Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete scrivere a: info@rubensligabue.com

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