Europa Debito sovrano e crescita economica

Le decisioni prese dal Consiglio Europeo nel vertice di giovedì hanno momentaneamente ridotto le possibilità che la crisi greca possa avere un effetto domino, con forti ripercussioni su banche e governi di altri paesi europei. Degno di nota è stato l’annuncio che il settore pubblico si accollerà l’80% delle passività della Grecia, mentre quello privato potrebbe essere chiamato a coprire il restante 20%. L’aver fatto chiarezza in merito alle condizioni dell’aiuto imposto agli obbligazionisti privati, riducendo i dubbi in merito alla possibile penalizzazione cui sarebbero stati esposti, è un fattore estremamente positivo ai fini di un contenimento del contagio. Inoltre, nel corso dello stesso vertice, è stato deciso l’ampliamento del raggio d’azione dell’EFSF, che ora prevede la facoltà di assistere altri paesi oltre a quelli che già ricevono aiuto e soprattutto, di acquistare, se necessario, debito bancario. Un fatto, importante, dal momento che la crisi ha evidenziato i forti collegamenti tra debito sovrano, debito bancario, capitale bancario, finanziamenti bancari e crescita economica. Il rischio che la crisi greca si propaghi al resto d’Europa, per il momento, è stato scongiurato. Tuttavia, nuovi capitoli di questa crisi potranno aprirsi in futuro, anche se meno gravi rispetto agli eventi delle ultime settimane. Infatti, mentre la riduzione del tasso di interesse e il prolungamento della scadenza dei prestiti concessi alla Grecia offrono al paese la possibilità di risolvere i problemi più pressanti, per far tornare i conti saranno necessari un ulteriore deciso taglio alla spesa pubblica ed il ripristino di un tasso di crescita del 2-3% nell’arco di un periodo di tempo ragionevole. Anche se siamo in presenza di un indebolimento della crescita economica, soprattutto in Europa, i sondaggi sul sentiment delle imprese europee hanno evidenziato risultati poco positivi, anche in Germania. Nel 2010 la crescita dovrebbe essere fra il 2 ed il 4% sui mercati sviluppati e tra il 4 ed il 6% negli emergenti, con le eccezioni di Cina ed India che prevedono una crescita rispettivamente del 9 e del 7%.

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