Commento Mercati valutari – Canada e Giappone

Canada

L’attività economica  in Canada si  è ripresa velocemente dallo  shock petrolifero  del 2015/2016. La  domanda domestica guida  l’espansione, grazie  al sostegno della politica  fiscale espansiva e  del settore immobiliare.  La Bank  of Canada a  luglio ha inaspettatamente  abbandonato la linea  ultra-accomodante di politica monetaria e  da allora ha  aumentato i tassi  di 50 bp.  Sulla base della  comunicazione relativamente hawkish  della BOC,  i mercati scontano  ora un processo  di normalizzazione  della  politica  monetaria  piuttosto  rapido,  con  un  altro  rialzo  intorno  alla  fine  dell’anno.  Come  conseguenza  del  repricing  della  politica monetaria e del  venir meno della  Trumpflation, il dollaro canadese  ha registrato uno  dei rally più  forti tra le valute  del G10 nel  corso dell’estate. Nonostante l’outlook  di  prezzo  del petrolio  WTI  sopra  i  50  US$/barile  sia di  supporto,  contro  US$  le  prospettive  di apprezzamento  del  CAD  sembrano  ora  limitate, considerando il  potenziale ritorno dei  rischi politici legati  ai negoziati sul  NAFTA, rischi  che una  restrizione monetaria troppo  rapida comporta per  il mercato immobiliare canadese e l’attuale ritorno della trumpflation. Contro  Euro invece il potenziale di rivalutazione non è stato ancora sfruttato.

 

Giappone

L’economia  del Giappone  ha subito  una drastica  accelerazione  nel 2017.  Tutti i  componenti della  domanda stanno  contribuendo  positivamente ed  il trend dovrebbe continuare nel 2018 grazie anche  agli investimenti per le Olimpiadi di Tokyo del 2020 ed al boom del turismo dall’estero. La Bank  of Japan tuttavia ha rimandato il raggiungimento del target di inflazione  del 2% al 2019, a causa della scarsa propensione delle  imprese ad aumentare i salari. Questo implica che la BOJ  sarà tra  le ultime  Banche Centrali  del  G10 a  normalizzare la  politica monetaria,  soprattutto  ora che  la riconferma  di  Kuroda sembra  scontata  dopo la vittoria elettorale  di Abe.  Lo yen  ha registrato  una solida  performance  per gran  parte del  2017, grazie  alla forte  correlazione inversa  con il  rendimento del Treasury decennale,  beneficiando quindi del  repricing in senso  «dovish» della politica monetaria  della Fed e del  venir meno della  Trumpflation. Inoltre le sue caratteristiche di bene rifugio sono  accentuate dall’ostilità della Corea del Nord e dal  premio per il rischio politico sugli asset USA.  Al contrario, la divergenza di politica monetaria tra  BOJ e BCE ha  spinto EURJPY ai massimi  dall’inizio del 2016. Ora che  la Fed sembra  aver abbandonato la cautela  dei mesi scorsi e  che la probabilità di riforma fiscale USA sta aumentando, mentre la BOJ rimane fermamente «ultra-dovish», le prospettive per lo yen sono peggiorate.

 

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