Economia Paesi Emergenti

paesi emergentiIl panico sulle asset class dei Paesi Emergenti sembra essersi placato ed aver lasciato spazio ad una fase di stabilizzazione, grazie a fattori esogeni (i mercati finanziari hanno ormai prezzato la riduzione del QE3 della Fed) ma soprattutto agli sviluppi locali.

Gli interventi delle Banche Centrali sembrano essere stati efficaci nell’arrestare l’emorragia di capitali esteri e soprattutto non hanno portato ad una significativa stretta monetaria che, sommata alla stretta sulle condizioni finanziarie già provocata dall’allargamento degli spread e dal rialzo dei tassi, avrebbe danneggiato ancora l’outlook economico. Soltanto le Banche Centrali di Brasile, Indonesia e Turchia hanno effettivamente aumentato i tassi, mentre l’India ha agito principalmente nel garantire liquidità in US$ agli operatori locali e nel riconquistare la fiducia degli investitori. Nei Paesi che non soffrono di grandi squilibri nella bilancia delle partite correnti la linea di politica monetaria rimane espansiva, con alcune sorprese «dovish» (come il taglio dei tassi in Messico).

Grazie ad una recente serie di dati positivi, vi è una certa fiducia che il peggio per la crescita economica dei Paesi Emergenti sia alle spalle e che una fase di stabilizzazione sia iniziata. La batteria di dati macroeconomici cinesi ha sorpreso positivamente a partire da luglio e le esportazioni di Corea e Taiwan sono in ripresa, in linea con l’anticipata accelerazione del ciclo economico mondiale, mentre l’Europa Orientale ha sovraperformato grazie all’aggancio con la ripresa della zona Euro.

La divergenza tra Messico (peggiore delle attese) e Brasile (migliore delle attese) sembra destinata ad invertirsi nell’ultima parte dell’anno. Le principali aree di debolezza sono India e Indonesia, dove i dati continuano peggiorare risentendo della forte restrizione delle condizioni finanziarie durante il sell-off.