by George Stern • • Commenti disabilitati su Economia Europea
La crescita del PIL nell’area Euro nel 2Q ha registrato +0,3% rispetto al 1Q dopo 6 trimestri di contrazione. Gli ultimi indicatori di economia reale appaiono più deboli di quelli di sentiment e le sorprese macroeconomiche positive sono meno numerose, ma la ripresa dell’economia europea sembra avviata a continuare, anche se ad un ritmo graduale, dal momento che ampi settori dell’economia come l’erogazione di credito e gli investimenti delle imprese sono ancora disfunzionali.
Il PMI Composito di agosto è risultato pari a 51,5, un punto più alto di quello di luglio e coerente con un tasso di crescita del PIL nel 3Q dello 0,2% rispetto al 2Q. Il miglioramento ulteriore del rapporto tra le componenti nuovi ordini e scorte del PMI Manifatturiero punta alla prosecuzione del miglioramento nel settore industriale nell’ultima parte dell’anno. Il tasso di disoccupazione sembra ormai aver raggiunto l’apice, stabile al 12,1% da marzo e calante nei Paesi periferici da un paio di mesi.
E’ interessante notare come gli indicatori segnalino una minore dispersione della crescita, con l’accelerazione nei Paesi periferici superiore rispetto ai Paesi «core». I PMI Compositi di Italia e Spagna sono allineati a quello tedesco sopra quota 50, mentre quello francese è ancora debole. L’inizio del 3Q sembra essere estremamente debole in Germania, con vendite al dettaglio, esportazioni e produzione industriale in contrazione ad un ritmo annuo del 5% che crea rischi al ribasso per la crescita tedesca nel 3Q. In Italia invece il pagamento dei crediti arretrati della pubblica amministrazione (che sembra in linea con il raggiungimento della soglia di 20 miliardi € entro la fine dell’anno) e l’attenuazione dell’austerità fiscale potrebbe creare sorprese positive, in linea con le passate esperienze di Spagna e Grecia
Se la ripresa nell’Area Euro è ancora timida ed i rischi rimangono al ribasso, l’economia della Gran Bretagna ha sorpreso grandemente gli osservatori con un set di dati particolarmente forti, grazie al miglioramento delle condizioni della domanda estera (in particolare l’’uscita dalla recessione dell’Eurozona, maggior partner commerciale britannico), la riduzione della pressione dell’austerità fiscale, la debolezza della sterlina e migliori condizioni sui mercati del credito. Le stime di crescita per il 2013 stanno gradualmente venendo aumentate e si avvicinano all’1,5%, ma il flusso di dati degli ultimi due mesi è coerente con un ritmo annuo di espansione del 3%.
Anche in Europa l’autunno segna il ritorno dei fattori di rischio politico:
Le elezioni tedesche del 22 settembre non dovrebbero avere un impatto dirompente sulle questioni europee: i risultati più probabili (vittoria della CDU della Cancelliera Merkel o Grosse Koalition tra CDU e SPD) non implicano variazioni dell’approccio tedesco. L’evento è però molto importante per sbloccare un gran numero di negoziati europei che sono in stallo in attesa del nuovo Governo tedesco.
L’incertezza politica italiana è certamente più destabilizzante per l’economia ed i mercati e sta già determinando la sottoperformance dei titoli di Stato italiani rispetto a quelli spagnoli. Anche nel caso in cui l’attuale Governo dovesse cadere, però, lo scenario più probabile è la costituzione di un nuovo Governo con una diversa maggioranza, mentre la probabilità di nuove elezioni a breve termine è ancora bassa.
Il piano di salvataggio dell’Irlanda termina quest’anno e quello del Portogallo nel 2014.
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