Ecco perché il 2023 vedrà il ritorno di oro e argento

di Emma Bonotti

La modesta debolezza del dollaro, l’apparente picco dei tassi di interesse reali e la crescente domanda dei consumatori sosterranno i futures sui due metalli. Meno fortunati platino e palladio, secondo UBP | Perchè l’oro ha ricominciato a salire

Il nuovo anno potrebbe sancire il ritorno dell’oro e dell’argento. Secondo gli esperti di Union Bancaire Privée (UBP), la modesta debolezza del dollaro statunitense, l’apparente picco dei tassi di interesse reali e la crescente domanda dei consumatori sosterranno i prezzi dei due metalli preziosi. Meno fortunati platino palladio, su cui la svolta a favore dei veicoli elettrici avrà un effetto contrastante.

L’oro tornerà in punta di piedi

Nel 2022 i futures sull’oro hanno mancato le aspettative dei mercati, faticando a salire nonostante l’inflazione galoppante e la tensione geopolitica. Con l’aumento dei tassi d’interesse a breve termine è cresciuto il costo opportunità di detenere il metallo. I ripetuti interventi delle banche centrali hanno poi spinto al rialzo le previsioni sui tassi reali di lungo periodo, con cui, spiegano da UBP, l’oro ha una correlazione inversa di lunga data.

Di riflesso, la deludente performance sui mercati ha indotto gli investitori a ridurre ancora di più la loro esposizione ai contratti sul lingotto, pesando ulteriormente sul prezzo. Dopo un anno con il freno a mano tirato, nel 2023 il prezzo dell’oro potrebbe risalire. Ma lentamente, aggiungono gli esperti: «riteniamo che le aspettative sui tassi reali statunitensi abbiano raggiunto il picco massimo e che il loro graduale calo si tradurrà in una pressione al rialzo sul metallo». A questo si aggiunge la modesta debolezza del dollaro statunitense, con cui l’oro ha un rapporto inverso. Secondo UBP, la combinazione dei due fattori permetterà ai futures, attualmente intorno a quota 1.795 dollari l’oncia, di stabilirsi a 1.800 dollari l’oncia entro la fine dell’anno. 

Per l’argento entra in gioco l’high beta

Sull’argento gli esperti hanno cambiato idea. Non ci sarà nessun declino, anzi, quando l’oro raggiungerà 1.800 dollari l’oncia, entrerà in gioco la tradizionale correlazione tra i due metalli, che spingerà i futures sul secondo, oggi intorno a quota 23,6 dollari, fino a 24 dollari all’oncia. Inoltre, per UBP i mercati hanno già scontato la maggior parte delle notizie negative sulla produzione manifatturiera e industriale ed è, quindi, improbabile che il prezzo scenda sotto i livelli attuali. Infine, la posizione degli investitori prossima ai minimi storici, sia nel mercato Cftc che in quello Comex, lascia un ampio margine d’acquisto.

La guerra in Russia peserà sull’andamento del palladio

Meno fortunati platino e il palladio. Oltre che nella gioielleria, il primo è impiegato anche nell’industria aeronautica, chimica, elettrica e del vetro. Sui mercati seguirà la strada tracciata dall’oro e dall’argento, portandosi dai 1.013 attuali intorno a 1.100 dollari l’oncia. Gli esperti, tuttavia, scongiurano la possibilità di ampi movimenti al rialzo, a causa della debolezza della produzione delle auto e della recessione. Le prospettive a lungo termine per il palladio sono ancora meno rincuoranti: la diminuzione della domanda dovuta al passaggio ai veicoli elettrici a batteria potrebbero sgonfiare i prezzi dai quasi 1.900 attuali fino a circa 1.600 dollari l’oncia. Tuttavia, le sanzioni alla Russia, che da sola produce il 60% dell’offerta globale, potrebbero creare nuovi blocchi sulle catene di approvvigionamento nel breve termine, spingendo nuovamente i prezzi verso l’alto. Chi vuole investire nel metallo «dovrebbe aspettarsi un ampio ribasso nel prezzo con potenziali rialzi volatili, dato che i mercati reagiscono agli sviluppi della guerra russo-ucraina», chiosano gli esperti di UBP.

Da Milano Finanza

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