Diventare milionari con il piccolo margine

 Ho letto recentemente il libro “The slight edge” di Jeff Olson. Vi risparmio la lettura, perchè ripete un concetto semplicissimo – quanto efficace – per duecento pagine, chiamato appunto ‘il piccolo margine’.
L’idea al cuore del libro tuttavia merita attenzione. Ed è la seguente: il successo non è difficile da ottenere. Al contrario, si compone di piccole azioni, regolari nel tempo e facili da fare. E allora perchè la maggioranza delle persone non raggiunge il successo che desidera? Il motivo è che queste azioni, in quanto facili da fare, sono anche facili da… non fare.

Per esempio, dieci minuti di stretching al mattino. Fatti ogni giorno per decenni possono cambiare l’intera traiettoria della propria salute e prevenire problemi muscolari, articolari e alla spina dorsale. Ma proprio perchè sono solo dieci minuti, è altrettanto facile spegnere la sveglia e dormire dieci minuti in più. Cosa vuoi che sia, se salto dieci minuti oggi? Non sono quelli che mi cambiano la giornata o il fisico!

Se è vero che queste piccole scelte (fare o non fare dieci minuti di stretching, oppure leggere o non leggere dieci pagine al giorno di un libro utile), non hanno un impatto sulla giornata stessa, lo hanno sulla vita intera, per il principio del ‘compounding’, quello che in finanza è un interesse ‘composto’, interesse su interesse.

A una prima impressione, che io abbia fatto quei minuti di stretching o no, il resto della giornata si svilupperà nello stesso modo. E invece no, perchè nulla si muove in modo lineare. Ogni scelta sta sempre componendo un interesse positivo, o accumulando interesse su un debito. Non esiste scelta neutrale. Ma questo risulta invisibile all’inizio, perchè è attraverso la ‘composizione’ di queste piccole azioni, che i grandi risultati – o grandi cataclismi – si rivelano nel lungo termine come somma di abitudini buone o cattive.

Per comprendere questa idea, mi aiuta molto pensarla in chiave finanziaria. Giulia è una persona normale, di ventotto anni. Ha 10.000 euro di risparmi investiti e un lavoro che le rende 1500 euro al mese. Non ha vinto la lotteria e non è nata in una famiglia di star hollywoodiane. Vuole avere sicurezza finanziaria e un certo successo economico. Ipotizziamo persino che la sua carriera non sarà particolarmente brillante e il suo reddito non crescerà sensibilmente. Immagino vi riesca difficile pensare a Giulia che raggiunge il successo senza sterzate significative alla sua vita. Dalla sua però ha la disciplina e volontà di applicare il ‘piccolo margine’. Decide così di risparmiare sul caffè che normalmente prende al bar e su un’altra minuscola spesa e mette da parte 3 euro al giorno. 3 euro diventano 1095 euro l’anno. Li aggiunge al suo piccolo fondo con un orizzonte di lungo termine, che tipicamente produce ritorni maggiori. Il ritorno storico dello S&P500 negli ultimi 90 anni è stato del 9.8% annuo. Togliamo un po’ di inflazione e per semplicità fingiamo che anche al crescere del suo stipendio lei continui a risparmiare solo i 3 euro al giorno. Ipotizziamo anche che non investa in modo ottimale, e il suo ritorno annuale sia del 7% su orizzonti lunghissimi.

Giulia ha ora 73 anni, e’ in pensione e si ritrova in tasca oltre mezzo milione di euro, solo per aver risparmiato ogni giorno sul caffe’ al bar. Una azione che era semplice da fare, ma anche semplice da non fare. Del resto nella giornata singola, cosa cambia fare uno strappo alla regola e bersi un bell’espresso! E’ solo un euro!

Ma l’idea si fa ancora più interessante. Se Giulia avesse deciso di risparmiare il doppio, 2000 euro annui, i suoi risparmi non sarebbero nemmeno raddoppiati. Stessa cosa se avesse raddoppiato il capitale iniziale. Si troverebbe quei 700-800 mila euro. Questo significa che il punto di partenza (capitale iniziale), o gli incrementi, non sono così determinanti. Questo va contro l’idea comune che occorra nascere ricchi, ereditare o avere un grosso stipendio. Giulia non è nata con la camicia e non ha nulla di tutto ciò.

Qualcosa di straordinario accade semplicemente se si cambia l’orizzonte temporale. Immaginiamo che Giulia decida di lasciare alla figlia i suoi 500 mila euro generati dai risparmi sul caffè e le lasci in eredità anche la mentalità del ‘piccolo margine’. Sua figlia, Romina decide di non attingere al piccolo fondo ‘caffè, che lascerà invece ai suoi figli dopo altri 45 anni. Quanto è diventato il piccolo fondo caffè? 11 milioni di euro! Undici! Raddoppiare il capitale iniziale ha prodotto un aumento del 50%, mentre raddoppiare il tempo del 2200%!

Notate che questo non è l’intero risparmio di una vita di sacrifici, ma solo un piccolo capitale iniziale, unito a un minuscolo risparmio quotidiano che in 90 anni si trasforma in una ricchezza di 11 milioni di euro. Questo è il potere della ‘composizione’. Se questo non è abbastanza impressionante, vediamo cosa accade quando alla disciplina si aggiunge anche abilità o conoscenza. Immaginiamo – come ipotesi suggestiva – di riuscire ad aumentare il ritorno annuale dal 7 al 10%. Ossia di un 42%. Vi aspettereste che anche gli 11 milioni aumentino di un 42%? Gli 11 milioni diventerebbero invece 111! Centoundici milioni! Partendo dal caffè!.

Ora, al di là dei numeri che si possono realizzare, l’idea diventa ancor più potente in tutti gli ambiti della vita che si ‘compongono’ quotidianamente e non magari annualmente come certi interessi finanziari: la formazione di abitudini efficaci, l’esercizio fisico, la pratica mentale della gratitudine, il lavoro costruttivo e creativo, la stesura di un libro o la lettura, lo studio e via discorrendo. Cosa succederebbe se ogni giorno con disciplina coltivassimo un’abitudine, cercando di migliorare dell’1%? A fine anno saremmo 37 volte meglio. Questo in sintesi è il ‘successo istantaneo’ che tutti cercano. Facile da fare, ma altrettanto maledettamente facile da non fare.

 

 

 

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