Debito pubblico in aumento, perché il futuro dell’Italia è a rischio – Francesco Pacifico

 Rosso di 2.302,3 miliardi registrato a marzo 2018: nuovo picco. Fanno peggio solo Giappone e Grecia. Doppio pericolo: speculazioni e vincoli Ue più stretti. Come uscirne? Taglio della spesa e crescita

Bankitalia ha comunicato che il debito pubblico italiano a marzo 2018 ha raggiunto un nuovo picco: 2.302,3 miliardi grazie a un aumento di 15,9 miliardi rispetto al mese precedente. Una montagna insormontabile e che rischia di mettere in discussione il nostro futuro economico e politico.

  1. Perché sale il debito? Stagnazione ventennale e ricorso sistematico al mercato

Nel corso del 2017 il debito è aumentato al ritmo di 68.700 euro al minuto e a fine anno, dopo un picco superato a luglio la quota record di 2.300 miliardi, si è assestato a 2.256. Per il 2018 il Tesoro ha deciso di limitare le emissioni, che non supereranno i 390 miliardi di euro. Nonostante un risparmio di circa 20 miliardi, il debito è destinato ad aumentare, tanto da andare oltre il 132% del Pil.

EMERGENZA FINANZIARIA CONTINUA. Sono sostanzialmente due le cause alla base dell’esplosione del passivo: la scarsa crescita (con annessa limitata liquidità di cassa) che accompagna il nostro Paese da almeno un ventennio e la tendenza di ricorrere al mercato per affrontare ogni emergenza economica finanziaria (i debiti da risarcire alle imprese da parte della Pubblica amministrazione o i fondi per risarcire i risparmiatori traditi dopo i fallimenti bancari).

  1. Quanto spendiamo in costi fissi e interessi? Balzello tra i 30 e i 40 miliardi

Nel 2017 Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review, fece presente che l’aumento presunto del debito nel prossimo triennio (circa 87 miliardi) non era spiegabile seguendo l’andamento del deficit previsto. Nel conto finale, infatti, ci sarebbero circa 38 miliardi in più, non spiegabili con i classici andamenti finanziari.

SOLDI SOTTRATTI A SVILUPPO O WELFARE. Questo perché la zavorra del debito è appesantita dai costi fissi, dagli interessi, che l’emittente Tesoro paga ai suoi sottoscrittori. Ogni anno lo Stato, su questo versante, paga un balzello tra i 30 e i 40 miliardi (sono 1.700 i miliardi bruciati negli ultimi 20 anni), affievolito nell’ultimo triennio soltanto dalle misure espansive volute dalla Banca centrale europea (Bce), Quantitative easing in testa. Tutti soldi che potrebbero servire per lo sviluppo o per il welfare.

  1. Quali sono i rischi per l’Italia? Speculazioni e stretta europea

Come detto, uno Stato altamente indebitato come il nostro brucia risorse per gli interessi che potrebbero invece servire per finanziare la crescita. Ma sono altri i rischi che un passivo così alto porta con sé: innanzitutto è foriero di speculazioni finanziarie, con i veicoli d’investimento più aggressivo pronti a fare trading su titoli di Stato di Paesi più deboli per incassare più alti interessi sul breve termine.

IMPOSTO IL CONTENIMENTO DELLE SPESE. Poi ci sono tutte le restrizioni europee: Bruxelles impone un contenimento delle spese per quegli Stati membri meno virtuosi. E le cose, stando alle proposte sulla futura governance della Ue, sono soltanto destinate a peggiorare: la Commissione, per esempio, vuole rendere automatici i rientri da debito e deficit, mentre Francia e Germania spingono per mettere paletti alle banche private limitando così il loro acquisto di titoli di Stato nazionale.

  1. Come sono messi gli altri Paesi? Peggio di noi solo Giappone e Grecia

Quello italiano è il terzo debito pubblico più alto del mondo. In rapporto al Pil presto supereremo il 132%. Peggio noi, tra i Paesi più grandi, ci sono solo il Giappone, con un rapporto debito/Pil pari al 239,2%, e la povera Grecia al 181,3%.

PERÒ IN GERMANIA IL DATO SCENDE. La media europea invece è intorno all’85%. L’unico Stato a vedere in calo il debito è stata la Germania, con uno stock al 65% del Pil.

  1. Come farlo calare? Tagliare la spesa e spingere la crescita

Ci sono due soluzioni per fare scendere il nostro debito. E non è detto che non vadano combinate. In primo luogo bisogno tagliare la spesa (in modo da ridurre le voci per le quali ci si indebita) e vendere pezzi di patrimonio statale, privatizzando aziende e dismettendo immobili.

DEBITO/PIL, -20 PUNTI IN CINQUE ANNI. L’altra strada passa per la crescita. Al riguardo Confindustria ha proposto alle ultime Assise di Verona «un mix di avanzi primari, efficienza della spesa pubblica e compliance fiscale in modo tale da ridurre il rapporto debito/Pil di 20 punti in 5 anni».

Di Maio racconta agli elettori come procede il contratto di Governo con la Lega

 

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.