Le nuove emissioni di Stato potranno includere le clausole di azione collettiva (CACs).
L’introduzione obbligatoria ai sensi del Trattato ESM comporta maggior attenzione per l’investitore.
Per coloro che non navigano nel web alla ricerca di notizie ed informazioni fuori dal coro e non assoggettate alla comunicazione maistream dei media ufficiali, potranno ritrovare in questa notizia, un quasi “scoop”, essendo passato pressoché sotto silenzio.
DECRETO MEF
In data 18 dicembre 2012, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze (MEF), con il quale è stabilito che, a partire dal 1° gennaio 2013, le nuove emissioni di titoli di Stato aventi scadenza superiore ad un anno saranno soggette alle clausole di azione collettiva (CACs). Il decreto precisa che per nuove emissioni si intendono quelle la cui prima tranche è emessa a partire dal 1° gennaio 2013.
L’introduzione delle CACs nei titoli di Stato, obbligatoria ai sensi del Trattato sul Meccanismo Europeo di Stabilità segue lo schema approvato dal Comitato Economico e Finanziario dell’Unione Europea.
COSA SIGNIFICA
Il suddetto comunicato, i cui contenuti possono apparire molto criptici e di difficile comprensione per i non addetti ai lavori, non saranno però così incomprensibili per i tanti piccoli risparmiatori “spennati” durante la penosa ristrutturazione del debito greco.
Per la Grecia, le Cacs sono state le norme retroattive introdotte dal parlamento ellenico per rendere obbligatorio l’adesione allo scambio di titoli, e conseguentemente di perdita, anche a coloro che non avessero acconsentito, a condizione che fossero superate alcune soglie legali necessarie a far scattare i meccanismi di ristrutturazione a valere su tutti i creditori privati.
MINORI GARANZIE
In pratica, grazie al trattato che istituisce il fondo salva stati, ogni paese europeo, potrà “legittimamente” rinegoziare la propria esposizione debitoria con gli investitori, attivando come nel caso greco queste famigerate CACs.
Nel suddetto decreto, fanno parte integrante due allegati, il primo dei quali (allegato A), riporta le clausole per tutti i tipi esistenti di Buoni del Tesoro Poliennali, inclusi quelli indicizzati all’inflazione (BTP€i e BTP Italia), e di Certificati di Credito del Tesoro, inclusi quelli zero-coupon (CTZ), mentre l’allegato B, riguarda eventuali emissioni di titoli aventi caratteristiche differenti o di diversa tipologia rispetto a quelli citati. Le CACs saranno introdotte anche per le emissioni sui mercati internazionali, ma come da accordi europei in un limite di emissione massimo nell’anno pari al 45% del totale.
IMPLICAZIONI
Da adesso in poi i titoli di Stato superiori all’anno di vita, potranno essere soggetti a queste clausole e di conseguenza saranno “meno sicuri” che in passato per chiunque li acquisterà.
Seppur il limite del 45% sia una parziale tutela affinché la maggior parte dei titoli di debito pubblico di nuova emissione rimanga garantito nel medesimo modo di quelli emessi precedentemente ed il Tesoro abbia già annunciato che continuerà ad emettere con la consueta regolarità titoli privi delle suddette clausole, rimane pur sempre la possibilità per legge di emettere titoli con le suddette clausole. Un possibilità estesa a tutti i paesi aderenti all’ESM e di cui l’ “affidabilissima” Germania ha già fatto una prima emissione quinquennale di 4 miliardi di euro ad inizio anno con incluso tali clausole, a differenza della “disastrata” Italia.
EFFETTI
Per gli analisti, è ancora troppo presto, per determinare le effettive conseguenze dell’introduzione su larga scala di tali clausole sul mercato dei debiti pubblici. La presenza delle CACs, potrebbero determinare un’ulteriore differenziazione nei rendimenti dei titoli di Stato collocati da una stato rispetto ad un altro, nonché per quelli emessi ante 31 dicembre 2012 potrebbero, almeno sul piano teorico, offrire rendimenti leggermente inferiori a quelli di nuova emissione, in quanto questi ultimi incorporano un elemento coercitivo di rischio nel caso di ristrutturazione del debito.
RISCHI
Escludendo l’imminente fallimento dello Stato italiano, è però da non sottovalutare quale potrebbe essere l’impatto e la probabile onda d’urto generabile dall’attivazione di tali clausole da parte di paesi in situazioni ancor più critiche della nostra.
Se pur vero, che l’Europa sta mettendo in piedi dei sistemi per evitare nuove crisi sistemiche, è anche vero che gli organismi che dovranno renderli operativi, sono gli stessi che hanno portato la Grecia alla ristrutturazione del debito con l’applicazione delle CACs.
CONSEGUENZE
Le plausibili conseguenze potrebbero perciò diventare:
– un più facile acuirsi della crisi europea, se vi fosse l’attivazione dei CACs da parte di alcuni paesi
– una futile pretesa di ottenere una qualche aggiuntiva forma di rimborso in caso di default
– un minore “appeal” del debito sovrano rispetto alle obbligazioni emesse da soggetti privati
Infine, non si può a priori escludere che in caso di difficoltà, questa nuova normativa venga utilizzata per risolvere definitivamente i problemi del debito dell’eurozona, andando semmai a “spremere” come spesso accade l’investitore privato.
L’autore della rubrica – “Risparmio, i conti in tasca” pubblicata su www.lanuovaprimapagina.it , è a cura del nostro consulente RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA – European Financial Advisor, associato SIAT – Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari.
Per domande e chiarimenti potete scrivere a: rubens.ligabue@gmail.com
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