Commodities

 Nonostante la persistente tensione nelle relazioni commerciali tra USA e Cina, le materie prime hanno recuperato terreno nell’ultima settimana, in gran parte come riflesso della debolezza del US$, a sua volta legata alla crescente incertezza politica domestica americana.

Anche se il rimbalzo è stato abbastanza generalizzato, il petrolio ha sovraperformato il complesso delle commodities, supportato dai report settimanali USA che segnalavano una riduzione del numero di impianti di trivellazione in attività ed un calo delle scorte di greggio. Con il WTI ed il Brent tornati sopra le medie mobili a 100 sedute, rispettivamente in area 68 e 75 US$/barile, ed il posizionamento sul mercato dei futures tornato ai livelli dell’autunno 2017, il quadro tecnico del petrolio è nettamente migliorato ma i rischi rimangono al ribasso sia dal fronte dell’offerta (potenziale rilascio di scorte strategiche USA e aumento della produzione OPEC in arrivo sul mercato prima dell’uscita di quella iraniana) che della domanda (le agenzie internazionali segnalano rischi al ribasso dallo stress finanziario delle economie dei Paesi Emergenti).

La debolezza del US$ è la causa principale del recupero dei prezzi dei metalli: a dispetto del flusso di notizie negativo, il rame è tornato a quota 270 US$/tonnellata mentre l’oro è arrivato a sfiorare 1210 US$/oncia.

Le tensioni commerciali USA-Cina e la prospettiva di buoni raccolti di soia e mais negli USA hanno invece pesato sulle commodities agricole, che hanno decisamente sottoperformato il comparto delle materie prime.

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