Il complesso delle commodities ha trascorso gran parte della scorsa settimana a recuperare le pesanti perdite della seduta di lunedì scorso, con la sovraperformance concentrata sul comparto agricolo.
Dopo la pesante seduta di lunedì scorso, WTI e Brent hanno tentato il recupero, grazie ai report settimanali USA complessivamente neutri (impianti di trivellazione attivi in calo, produzione in aumento) ed alle dichiarazioni dell’Arabia Saudita secondo le quali le voci di eccesso di offerta nel mercato sono prive di fondamento, ma non sono in ultima analisi riuscite a scostarsi troppo dalla media mobile a 100 sedute. Le quotazioni del petrolio sono state le ultime tra le commodities ad essere colpite dai timori che le tensioni commerciali possano danneggiare l’economia mondiale e quindi la domanda di greggio, cui si aggiunge il rischio che la Presidenza Trump possa decidere di rilasciare sul mercato parte delle riserve strategiche per calmierare i prezzi prima delle elezioni di novembre. I recenti scambi di dichiarazioni tra USA e Iran indicano però che un premio per il rischio geopolitico potrebbe tornare ad aumentare in attesa dell’entrata in vigore delle sanzioni, mantenendo equilibrati i rischi per il prezzo del petrolio.
I prezzi dei metalli hanno generalmente seguito l’andamento dello yuan cinese. La pausa dell’apprezzamento del US$ dopo le recenti dichiarazioni di Trump sulla politica valutaria ha permesso all’oro di tornare in area 1230 US$/oncia dopo il test di area 1210, ma, contribuendo all’escalation delle tensioni commerciali, il loro impatto sulle quotazioni del metallo prezioso non è immediatamente chiaro.
Le commodities agricole hanno chiaramente sovraperformato, grazie all’accelerazione al rialzo del frumento e del mais, che riflettono il deterioramento delle condizioni dei raccolti in Europa, Mar Nero e Australia a causa della siccità.
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