I mercati delle materie prime sono stati colpiti da vendite pesanti nel corso dell’ultima settimana, con perdite uniformi sui differenti segmenti, in risposta all’intensificarsi delle tensioni commerciali tra USA e Cina (che continua a pesare soprattutto su metalli e commodities agricole) ed a fattori idiosincratici (che hanno colpito soprattutto il petrolio).
Le perdite sul greggio sono state concentrate nelle sedute di mercoledì e lunedì, riportando le quotazioni di Brent e WTI a ridosso delle medie mobili a 100 sedute rispettivamente in area 73 e 68 US$/barile, sulla notizia che nuovi dazi USA all’importazione su 200 miliardi US$ di beni cinesi sono allo studio e della riapertura dell’export di petrolio dalla Libia. Nel frattempo la retorica dell’OPEC/Non OPEC si è fatta meno favorevole, con Arabia Saudita e Russia che stanno già aumentando aggressivamente la produzione prima che quella iraniana esca dal mercato, suscitando timori circa la tenuta dell’accordo generale dello scorso meeting di giugno. Vi sarebbe inoltre la possibilità di un rilascio di scorte strategiche americane sul mercato per calmierare ulteriormente i prezzi in vista delle elezioni di medio-termine. I report settimanali USA continuano a segnalare riduzione delle scorte, in linea con il picco di domanda stagionale.
Le tensioni commerciali e la forza latente del US$ continuano a tenere alta la pressione sui metalli, con gli industriali ai minimi da un anno e l’oro in area 1240 US$/oncia, i livelli più bassi da dicembre del 2017. Debole anche il complesso delle commodities agricole, guidate da soia e mais, mentre frumento e cotone hanno continuato la recente sovraperformance dopo che il report WASDE del Dipartimento dell’Agricoltura USA è stato complessivamente positivo per questi ultimi.
Devi accedere per postare un commento.