Commodities

 Il complesso delle materie prime è rimasto relativamente stabile nell’ultima settimana, anche se con una forte differenziazione tra i diversi segmenti, con la fine della sovraperformance del petrolio e della sottoperformance dell’oro a fronte dell’intensificazione del ribasso dei metalli industriali e del rimbalzo delle commodities agricole, come conseguenza di catalizzatori piuttosto variegati (guerre commerciali USA, flusso di dati macroeconomici, andamento del US$ e fattori idiosincratici).

Il rally del petrolio ha registrato una pausa nel corso della scorsa settimana, principalmente in risposta alle pressioni americane e asiatiche su Arabia Saudita e Russia (che sembrano aver portato ad uno sconto saudita sul prezzo delle forniture verso l’Asia) ed ai report settimanali USA, in particolare il rimbalzo del numero degli impianti di trivellazione in attività ai livelli più alti da marzo 2015 ed il primo aumento delle scorte di greggio nelle ultime 4 settimane. All’inizio della settimana corrente, tuttavia, l’attenzione sembra tornata nuovamente sui rischi geopolitici mediorientali, spingendo Brent e WTI ai massimi locali rispettivamente di 80 e 75 US$/barile.

L’entrata in vigore della prima tranche di dazi americani sulle importazioni cinesi è stata accolta con forti vendite sui metalli industriali, accentuando la sottoperformance che sta persistendo da diversi mesi, nonostante il recente rilassamento della politica economica in Cina per sostenere la crescita.

Dopo aver tentato la rottura al ribasso di 1240 US$/oncia, l’oro ha recuperato terreno oltre 1250 US$ principalmente in conseguenza della debolezza del US$, che sembra a sua volta collegata alla pausa nella svalutazione dello yuan ed alla maggior propensione al rischio sui mercati nelle ultime sedute.

Dopo le vendite pesanti nelle scorse settimane in anticipazione dell’entrata in vigore dei dazi USA, le commodities agricole hanno recuperato vistosamente terreno, principalmente per le ricoperture delle ampie posizioni ribassiste sui mercati dei futures, anche per i timori che i raccolti possano essere danneggiati dalle condizioni meteo avverse in Russia, Europa e Australia.

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