La rapida formazione di un premio per il rischio politico ha sostenuto le materie prime, in particolare il petrolio, sul quale i rischi rimangono al rialzo anche se a breve termine non vi sono più catalizzatori per estendere il rally.
La possibile revisione della politica dei tagli alla produzione OPEC e non OPEC al prossimo vertice di giugno, a causa dei rischi per la produzione di Iran e Venezuela, pesa soprattutto sul WTI. Mentre il Brent è tornato in area 76 US$/barile, il WTI è invece sceso, rimanendo intorno a quota 66 US$/barile.
Il US$ più forte pesa sull’oro, ma la stabilizzazione dei tassi USA e l’avversione al rischio stanno supportando le quotazioni dell’oro meglio del previsto. Il metallo prezioso quota intorno a 1300 US$/oncia. L’argento, invece, rimasto dall’inizio di febbraio sotto i 17 US$/oncia, prova a rimbalzare grazie alla crescente domanda dal settore industriale.
I metalli industriali continuano a registrare performance generalmente positive, in particolare il rame che è in deciso rialzo da inizio mese. Lo sciopero in una delle principali miniere (la Escondida) di proprietà della BHP Billiton in Cile è causa di timori per le sue possibili conseguenze sull’offerta della commodity a livello internazionale.
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