I mercati delle materie prime hanno terminato la settimana in forte ribasso, guidati dal petrolio, che ha più che compensato la stabilità dei metalli ed il rally delle commodities agricole. Anche se i rischi per le quotazioni rimangono al rialzo (il mercato fisico globale dovrebbe rimanere in deficit di offerta ancora nel 2019 e la situazione geopolitica mediorientale continua ad essere altamente instabile), dopo aver raggiunto livelli importanti (come la soglia psicologica di 80 US$/barile per il Brent), a breve termine una stabilizzazione dei prezzi del petrolio agli attuali elevati livelli sembra plausibile dal momento che non vi sono catalizzatori immediati per estendere il rally. In particolare Russia e Arabia Saudita stanno segnalando la disponibilità a predisporre un “tapering” dei tagli alla produzione, da discutere già al vertice di fine giugno, e si registra un aumento dell’attenzione degli operatori sulle potenziali conseguenze negative per la domanda mondiale dagli attuali elevati livelli del prezzo del petrolio. I report settimanali del Dipartimento dell’Energia USA continuano infine a segnalare un forte aumento dell’attività estrattiva negli USA. Metalli industriali ancora in stallo in attesa della batteria di indici PMI Manifatturieri globali della fine di questa settimana. Le quotazioni dell’oro hanno riguadagnato quota 1300 US$/oncia dopo la pubblicazione delle minute dell’ultimo vertice della Fed, considerate più “dovish” del previsto, ma non sembrano essere in grado di sostenerla a causa delle forti pressioni di apprezzamento del US$. Commodities agricole ancora al rialzo sulle condizioni climatiche sfavorevoli nel Mar Nero che sostengono il frumento, mentre lo sciopero dei camionisti in Brasile rischia di creare strozzature logistiche alle forniture di soia.
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