Le quotazioni del petrolio hanno continuato ad oscillare intorno ai massimi recenti (68 e 74 US$/barile per il WTI e per il Brent rispettivamente), sostenute principalmente dal premio per il rischio geopolitico che ha compensato l’impatto negativo dell’apprezzamento del US$ e dei report settimanali USA (che riportavano produzione, scorte ed impianti in attività in aumento nell’ultima settimana). Il rischio di sanzioni e interruzioni delle forniture dal Medio Oriente è chiaramente al centro dell’attenzione degli investitori, dopo che la posizione USA nei confronti dell’Iran non sembra essere stata ammorbidita dagli ultimi incontri tra Trump ed i leader europei Macron e Merkel, spingendo i mercati a prezzare una maggiore probabilità che gli USA ripudino l’accordo sul nucleare iraniano alla prossima revisione del 12 maggio.
Il forte calo dei prezzi dell’alluminio ha trascinato al ribasso i metalli industriali, dopo le indiscrezioni sulla disponibilità degli USA di attenuare le sanzioni al produttore russo Rusal qualora il suo proprietario Oleg Deripaska (anche lui colpito da sanzioni) riduca la sua quota di controllo. Anche se il messaggio americano è ambiguo, i mercati sono stati evidentemente costretti a ridurre le aspettative di significative strozzature all’offerta legate alle sanzioni. Debole anche l’oro, che invece riflette primariamente l’apprezzamento del US$, dopo che la valuta USA ha rotto le recenti fasce di oscillazione sia a livello di Dollar Index che di EUR/US$. |
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