Dati macroeconomici e retorica delle Banche Centrali contrastanti, timori per il commercio internazionale dalla politica commerciale USA e pressioni al rialzo sul US$ hanno pesato sulle materie prime, guidate al ribasso dalle prese di profitto sulle commodities agricole (reduci tuttavia da un sostanzioso rally da inizio anno).
Il petrolio è rimasto relativamente stabile intorno a quota 62 US$/barile per il WTI e 65 US$/barile per il Brent, con pesanti perdite nelle sedute di mercoledì e giovedì recuperate in gran parte nella seduta di venerdì, dopo il dato sorprendentemente positivo sulla creazione di nuove buste paga non agricole negli USA ed il primo calo del numero di impianti estrattivi americani da due mesi (che allevia i timori che l’aumento della produzione di shale oil negli Stati Uniti possa far deragliare il riequilibrio del mercato petrolifero nella seconda parte dell’anno).
Deboli i metalli industriali, anche se i dati migliori delle attese sulla bilancia commerciale cinese di febbraio pubblicati venerdì hanno permesso di recuperare gran parte delle perdite delle sedute precedenti.
L’oro è stato volatile, arrivando a testare quota 1335 US$/oncia e ripiegando successivamente verso 1310 US$/oncia sul mix di retorica restrittiva della Fed e report sul mercato del lavoro USA più solido del previsto.