Il rally del petrolio ha finalmente registrato una pausa, con le quotazioni del WTI che si sono stabilizzate in area 63 US$/barile e quelle del Brent in ribasso in area 68 US$/barile, probabilmente a causa della revisione al rialzo delle stime di produzione mondiale da parte dell’OPEC e dell’IEA nel 2018 legata all’aumento dell’attività estrattiva negli USA. A parte questo, tuttavia, il flusso di notizie è rimasto complessivamente di supporto per il greggio: i report settimanali USA hanno segnalato una continua diminuzione delle scorte ed una battuta d’arresto nella crescita della produzione e del numero di impianti di trivellazione in attività. Inoltre il comitato di monitoraggio congiunto OPEC e Non OPEC che si è riunito domenica in Oman non ha supportato la recente speculazione sull’elaborazione di una “exit strategy” dall’attuale accordo di taglio della produzione, con, anzi, la Russia che si è detta disponibile a continuare la cooperazione con l’OPEC anche dopo la fine dei tagli programmati. In dicembre il rispetto dell’accordo è rimasto elevato, al 129% dei tagli previsti. Infine, la produzione in dicembre del Venezuela è stata molto più bassa del previsto. Mentre le prese di profitto sui metalli industriali sembrano terminate dopo la batteria di dati macroeconomici cinesi complessivamente migliori delle attese, l’oro è rimasto sopra quota 1330 US$/oncia per quasi tutta la settimana beneficiando della debolezza del US$ e dell’incertezza politica USA intorno alla scadenza del 19 gennaio per lo “shutdown”.