Commodities

 Il rialzo del petrolio è continuato senza sosta anche nell’ultima settimana, con il Brent che ha raggiunto la soglia psicologica di 70 US$/barile ed il WTI oltre quota 64 US$/barile, in entrambi i casi ai massimi dalla fine del 2014. Il flusso di notizie rimane complessivamente di supporto, con il buon andamento dell’attività economica mondiale che sostiene la domanda, la retorica OPEC che continua ad alimentare l’aspettativa di un elevato grado di rispetto degli accordi di tagli alla produzione, la situazione geopolitica tesa in diversi produttori chiave (come Medio Oriente e Venezuela) e la debolezza del US$ che sostiene tutte le materie prime. A questi fattori si sono aggiunte anche le condizioni meteo invernali estreme in Nord America. Le quotazioni hanno infine tratto beneficio dal report settimanale del Dipartimento dell’Energia, che ha mostrato scorte di greggio in contrazione per l’ottava settimana consecutiva ed un brusco calo della produzione (probabilmente una distorsione temporanea dovuta alle rigide condizioni climatiche). Lo smaltimento dell’eccesso di offerta sul mercato USA sta anche sostenendo la riduzione dello sconto del WTI rispetto al Brent e l’inversione della curva dei futures sul WTI, che è tornata ad essere inclinata negativamente. I report USA hanno tuttavia mostrato anche un deciso incremento dell’attività di trivellazione, che, unitamente all’accumulo record di posizioni rialziste degli speculatori sui mercati dei futures, crea dubbi sulla sostenibilità delle attuali quotazioni.In una settimana povera di dati macroeconomici, i metalli industriali hanno continuato a consolidare, ad eccezione di un rimbalzo più deciso per l’alluminio. La debolezza del US$ e l’assenza di repricing in senso restrittivo delle aspettative di politica monetaria della Fed continua a spingere l’oro al rialzo, oltre quota 1330 US$/oncia.

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