Le quotazioni del petrolio hanno recuperato terreno nell’ultima settimana tornando sopra quota 46 US$/barile (per il WTI), grazie anche al secondo significativo calo consecutivo delle scorte USA emerso dal report settimanale del Dipartimento dell’Energia. I mercati inoltre scommettono sul fatto che il vertice di monitoraggio dei Ministri dei Paesi OPEC e non OPEC del 24 luglio possa portare qualche sorpresa positiva, come ulteriori tagli alla produzione. Secondo i dati OPEC, nel primo semestre del 2017 gli obiettivi di produzione sono stati rispettati al 97%, che sarebbe un risultato significativo se non fosse per l’elevata dispersione del rispetto degli accordi, con l’Arabia Saudita responsabile di oltre il 50% della riduzione della produzione dai livelli di ottobre 2016, che non mette al sicuro il cartello dal potenziale impatto del ritorno sul mercato della produzione libica e nigeriana.
I metalli industriali hanno ripreso il trend ascendente in risposta alla batteria di dati macroeconomici cinesi per il mese di giugno, che è risultata migliore delle attese ed è culminata con il dato sul PIL del secondo trimestre al 6,9%, in linea con il primo trimestre e senza quindi segnali visibili dell’atteso rallentamento. Il rame punta ai massimi post-elezione di Trump a 6100 US$/tonnellata.
La retorica più accomodante del previsto della Governatrice della Fed Yellen alle audizioni al Congresso ha fermato la discesa dell’oro, in particolare dopo la sorpresa sull’inflazione inferiore alle attese di venerdì, riportandolo a ridosso della media mobile a 200 giorni in area 1230 US$/oncia.
L’andamento delle commodities agricole rimane estremamente volatile, collegato alla variabilità delle condizioni meteorologiche nelle grandi pianure USA, con i prezzi di mais, soia e frumento che nell’ultima settimana hanno corretto circa metà del forte rialzo da inizio mese.
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