Il venir meno dell’estrema volatilità delle scorse settimane ha permesso agli asset rischiosi di registrare rialzi consistenti, in particolare sull’azionario ed i bond corporate high yield. A livello valutario l’effetto è stato un modesto apprezzamento del US$ a livello di Dollar Index che nasconde però performance altamente differenziate. Le valute di finanziamento sono state particolarmente sotto pressione nel clima di ritorno della propensione al rischio, in particolare lo yen, e US$/JPY è tornato in area 108 dopo aver provato a rompere al ribasso quota 105 all’apice della turbolenza. EUR/US$ ha ripuntato verso quota 1,26 ma in inizio settimana sta provando nuovamente a muoversi sopra quota 1,27, con il mercato probabilmente impegnato a digerire l’esito dell’AQR e degli stress test bancari che in ultima analisi sembra essere stato positivo e credibile a differenza degli stress test europei degli anni scorsi.
Nonostante il flusso di dati economici non comporti una significativa variazione del quadro macroeconomico mondiale, le valute cicliche non hanno partecipato al rialzo, a causa dei fattori di rischio specifici: in particolare il dollaro neozelandese è rimasto sotto pressione dopo che il mercato ha sostanzialmente rimosso l’aspettativa di ulteriori rialzi dei tassi, mentre il taglio dei tassi inatteso annunciato questa mattina ha provocato vendite massicce sulla corona svedese. Allo stesso modo le valute emergenti continuano a non partecipare al rialzo dei mercati degli asset rischiosi. Il secondo turno delle elezioni presidenziali in Brasile ha confermato Dilma Rousseff alla guida del Paese, seppur con un margine molto più ridotto rispetto al passato; la reazione è stata confusa, con gli asset brasiliani, compreso il real, che inizialmente hanno subito perdite pesanti e poi recuperare.
La maggioranza meno solida e la maggior frammentazione del parlamento sono di fatto positive poiché aumentano la pressione su Rousseff ad abbandonare il vecchio modello di sviluppo economico che è ormai in un vicolo cieco, avendo spinto il Brasile in stagflazione. Prime indicazioni al riguardo si potrebbero avere con l’indicazione del nuovo ministro delle Finanze. L’outlook del real dipende dall’orientamento di politica economica del nuovo Governo, dal momento che a parte il cambio non sono molte le leve disponibili per ristrutturare l’economia.
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