L’allentamento dei timori che il conflitto in corso in Iraq tra le forze governative e i miliziani dell’Isis possa spostarsi nel sud del Paese, dove sono concentrati la maggior parte dei pozzi di petrolio, ha favorito un ritracciamento del Brent che, dopo aver segnato la scorsa settimana il massimo degli ultimi 9 mesi sopra i 115$ al barile si è riavvicinato a quota 112$. In leggero calo anche il WTI, penalizzato dall’aumento inaspettato delle scorte negli Stati Uniti. Andamento negativo anche per il gas naturale che continua a scontare l’accumulo delle scorte favorito dal clima mite negli Stati Uniti. I buoni dati macroeconomici provenienti dalla Cina, con l’indice PMI manifatturiero salito a giugno a 51 punti, hanno favorito il comparto dei metalli industriali: il rame si è riavvicinato a quota 320$ mentre le quotazioni del nickel sono cresciute di quasi il 3%. In leggera crescita l’oro, che ha beneficiato dei deludenti dati sull’andamento dell’economia statunitense e della debolezza del dollaro verso le altre principali valute. In calo il comparto delle materie agricole: il mais è stato penalizzato dalle piogge nel Midwest che hanno ulteriormente alimentato le attese di raccolti record per il prossimo anno, mentre la soia ha scontato la revisione al rialzo delle stime USDA sulla superficie coltivata negli USA. In forte calo il cotone, penalizzato dal marcato calo delle importazioni cinesi (-45% su base annua) e dalle previsioni di raccolti abbondanti negli Stati Uniti.
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