La pubblicazione delle minute del FOMC di dicembre ha segnato il picco per il US$, con il Dollar Index in calo di quasi il 2% nell’ultima settimana, seguendo la discesa dei rendimenti dei Treasuries USA. Le prese di profitto sono probabilmente giunte dopo che il flusso di dati macroeconomici a ridosso della fine dell’anno ha mostrato che il miglioramento ciclico è un fenomeno globale e non specificamente americano come sembrava inizialmente. Inoltre la retorica del Presidente eletto Trump in materia di commercio estero sta volgendo più chiaramente verso il protezionismo; questo è uno dei rischi principali per lo scenario macroeconomico del 2017 ma non era prezzato dagli investitori, dal momento che fino all’inizio dell’anno sembrava essere in secondo piano tra le priorità del nuovo Presidente. La conseguente avversione al rischio sta probabilmente pesando sui trade più sovraffollati e di consenso, come appunto le posizioni rialziste di US$. Infine una serie di misure amministrative più restrittive adottate in Cina per frenare i deflussi di capitale verso l’estero ha creato carenza di yuan sul mercato offshore di Hong Kong e determinato drastiche ricoperture delle posizioni ribassiste di yuan contro US$ (un’altra delle posizioni di maggior consenso e più sovraffollate all’inizio dell’anno).
Tra le altre valute, l’avvicinarsi della richiesta di attivazione dell’articolo 50 per la Brexit sta nuovamente pesando sulla sterlina, anche a causa della confusione sulla linea del Governo, come confermato dalle dimissioni dell’ambasciatore britannico presso la UE. Il peso messicano ha aggiornato i minimi contro US$ sul flusso di notizie dagli USA che punta ad un maggior rischio di misure protezionistiche, nonostante l’intervento della Banca Centrale per difendere il cambio. Continua la serie di minimi storici contro US$ ed Euro per la lira turca, che soffre per la raffica di attentati e la risposta debole del Governo e della Banca Centrale
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