Il cambio EUR/USD ha raggiunto i massimi da settembre intorno all’area 1.20. La principale causa di tale inaspettato rialzo sembra essere la debolezza del dollaro, dovuta probabilmente ad un generale ribilanciamento delle posizioni in vista della fine dell’anno. Dopo la riforma fiscale diventata legge prima di Natale, l’attenzione è ora per i verbali del FOMC di dicembre (in uscita domani) e per i dati sul mercato del lavoro di venerdì. Nella zona Euro la ripresa economica vista nel 2017 dovrebbe continuare nel 2018 e supportare l’euro nonostante l’incertezza politica: la Germania non ha ancora un Governo, l’Italia andrà presto alle urne in un clima politico molto incerto e la crisi catalana rimane ancora irrisolta. Oltre che contro l’Euro, il USD perde terreno contro tutte le principali valute: il dollaro australiano è in rialzo sulla scia di prezzi in salita dei minerali ferrosi, la People’s Bank of China, dopo quasi tre mesi, ha rafforzato il cambio dello yuan a 6,5079 contro dollaro e la sterlina recupera, intorno a 1,35 contro dollaro mentre rimane poco mossa contro euro, nonostante il dato PMI manifatturiero di dicembre peggiore delle attese. In Norvegia il dato PMI manifatturiero di dicembre, uscito a 57.8, conferma l’ampia ripresa del settore manifatturiero e consolida la ripresa della corona norvegese; in recupero dopo la svolta particolarmente aggressiva della Banca centrale norvegese di dicembre. Sul fronte emergenti, il rand sudafricano, intorno a 12,34 contro dollaro, ha chiuso il 2017 in risalita sulle aspettative che Cyril Ramaphosa, candidato per il partito di Governo ANC alle elezioni presidenziali del 2019, possa rianimare l’economia del Sudafrica. Al contrario la rupia indiana rimane poco mossa nonostante la conferma del governo Modi alle elezioni nel Gujarat, in attesa del dato sull’inflazione, prevista in rialzo, in uscita il 12 prossimo.
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