Nell’ultima settimana l’Euro è rimasto sostenuto, oscillando in area 1,09 contro US$ sulla scia della riduzione del premio per il rischio politico dopo il primo turno elettorale francese. Il meeting della BCE non ha fornito nuovi spunti significativi, a parte confermare che i tassi di interesse non saliranno se non ben oltre la fine del “quantitative easing” e segnalare che i rischi per lo scenario stanno per diventare equilibrati (anche se per ora rimangono al ribasso). Contemporaneamente il flusso di notizie dagli USA non è stato di particolare supporto per il US$, in particolare sui dati macroeconomici (PIL per il primo trimestre e ISM Manifatturiero inferiori alle attese) e con i mercati che prezzano solo un rialzo dei tassi da parte della Fed per il resto dell’anno. Con il posizionamento sulla divisa USA relativamente scarico, nessuna sopravvalutazione sui modelli macroeconomici e gli investitori che scontano un percorso di rialzo dei tassi più moderato di quello della Fed, il
US$ è probabilmente vulnerabile ad un rafforzamento, ma al momento non c’è un catalizzatore. Il meeting della Fed di domani è un evento importante da monitorare ma è improbabile che venga usato per segnalare un rialzo per giugno. Al contrario il catalizzatore per la forza dell’Euro è molto più forte, ora che i sondaggi continuano a segnalare un vantaggio di circa 20 punti percentuali di Macron su Le Pen al ballottaggio di domenica prossima.
Tra le altre valute, la Banca Centrale svedese ha sorpreso gli investitori con un aumento del quantitative easing, fermando l’apprezzamento della SEK nei confronti dell’Euro. La Banca Centrale turca invece ha aumentato a sorpresa il tasso sulla liquidità differita, producendo un’inaspettata restrizione delle condizioni finanziarie che è stata interpretata come un recupero di credibilità e che ha sostenuto le quotazioni della lira turca contro Euro e contro US$.
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