L’economia britannica ha iniziato a frenare nel primo semestre del 2017, la Gran Bretagna si avvia a registrare nel 2017 una crescita intorno all’1,5%, la più bassa tra i Paesi del G10, attesa diminuire ancora nel 2018. La Bank of England ha colto di sorpresa gli investitori annunciando nel meeting di settembre un drastico cambio di politica monetaria in senso restrittivo e a novembre ha alzato i tassi di 0.25pb adottando però una retorica molto dovish. Il brusco repricing di politica monetaria da estremamente «dovish» ad aggressivamente «hawkish» dopo il meeting della BOE di settembre ha guidato un forte rally della sterlina dai minimi contro Euro di agosto in area 0,93 di EUR/GBP all’attuale area 0,89. I mercati sembrano ora sposare troppo aggressivamente la normalizzazione della politica monetaria, che è esposta ad errori di policy della Bank of England e soprattutto all’incertezza dei negoziati con l’Unione Europea e, più di recente, all’instabilità della politica interna. Per questo motivo confermiamo una view negativa sulla sterlina.
Svizzera
L’attività economica in Svizzera continua a crescere ma ad un ritmo inferiore non solo alle altre economie piccole e aperte del continente, ma anche rispetto all’Eurozona. La deflazione sembra essere terminata, ma l’inflazione rimane ben lontana dal target del 2% della Banca Centrale (SNB). Nonostante non sia ben chiaro cosa abbia scatenato il brusco movimento di EUR/CHF da 1,10 a 1,14 a fine luglio, il movimento sembra inserirsi in un trend partito in aprile e legato al venir meno del premio per il rischio politico europeo dopo le elezioni francesi, che ha minato il ruolo del franco come bene rifugio. Con l’inflazione molto lontana dal suo target, la SNB difficilmente cambierà la linea di politica monetaria, certamente non prima della BCE, e non si opporrà all’indebolimento del franco, almeno fino all’area 1,20 di EUR/CHF. Non è quindi attraente il CHF rispetto ad altre valute del G10, con il potenziale di recupero legato principalmente all’eventuale ritorno del premio per il rischio politico sull’Euro per l’incertezza sulle elezioni in Italia .
Svezia
La Svezia sta beneficiando del miglioramento del ciclo economico globale e dell’Eurozona e delle condizioni finanziarie ultraespansive che stanno sostenendo la domanda domestica ed il settore immobiliare. Anche se il boom del 2Q 2017 non sembra sostenibile, il PIL nel 2017 può crescere in termini reali del 3% rispetto al 2016. Nel frattempo da luglio l’inflazione è tornata sopra al target del 2% per la prima volta dopo quasi 6 anni. La Riksbank è stata una delle Banche Centrali più «dovish» tra i Paesi Sviluppati, a causa del boom del settore immobiliare e dell’indebitamento privato, dell’avversione per l’apprezzamento della SEK e, soprattutto, dell’assenza di pressioni al rialzo sui salari, che la porta ad essere ipersensibile all’andamento dell’inflazione. Con l’eccesso di capacità produttiva ormai smaltito e la BCE impegnata a ridurre lo stimolo monetario, la Riksbank non potrà opporsi a lungo alla speculazione sulla normalizzazione della sua politica monetaria, ma difficilmente anticiperà di molto la BCE. Il rischio di surriscaldamento dell’economia e che la Riksbank debba ricalibrare la politica monetaria in senso più «hawkish» rendono attraente la SEK. |
|
|
Devi accedere per postare un commento.