Commento mercati valutari

 Le recenti dichiarazioni di Trump (critico sulla Fed per il livello raggiunto dai tassi negli Usa e che ha accusato Cina e Ue di manipolare le proprie valute) hanno favorito il rialzo del cambio EURUSD che gira ora sopra 1.17 supportato anche da dati PMI (manifatturiero e dei servizi) migliore delle attese pubblicati oggi. Nonostante la reazione immediata del dollaro, l’impegno di Trump per un dollaro meno forte è destinato a rimanere più simbolico che sostanziale e non dovrebbe guidare nel lungo termine l’andamento della valuta. Al contrario, il deprezzamento del CNY, oltre ad accrescere i timori del mercato per un acuirsi del conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina, rinnova l’attenzione dei mercati sui rischi di un rallentamento dell’economia cinese (nonostante il PIL del II trimestre sia uscito in linea con le attese) per le possibili ripercussioni sullo scenario globale. Contrariamente a quanto atteso, la Banca Centrale turca oggi ha lasciato i tassi invariati. Le attese erano per un rialzo di almeno 125 punti base alla luce del forte aumento dell’inflazione a giugno e del crollo della credibilità politica. La decisione si è riflessa prontamente sulla TRY che perde contro tutte le principali valute (EURTRY 5.71). Diverse Banche centrali si riuniscono questa settimana, tra queste: Argentina, Bce, Brasile e Russia. Dalla Bce non sono attese particolari novità, la Banca dovrebbe mantenere la propria policy, come annunciato a giugno, fino all’estate del 2019. Dalla Banca centrale argentina, dopo la nomina del nuovo Governatore e l’ottenimento dal FMI di un prestito di 50 miliardi US$ a sostegno della sua economia, non sono attese novità. In Brasile, le attese sono per tassi fermi al 6.50%; la decisione dovrebbe lasciare invariato il Real che rimane guidato soprattutto dalla politica interna in vista delle elezioni di ottobre (dall’esito ancora poco certo). Anche la Banca centrale russa è attesa mantenere i tassi invariati al 7.25%; il migliore contesto economico nel Paese continua a sostenere il Rublo nonostante il recente calo dei prezzi del petrolio.

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