Commento mercati valutari

 Dollaro USA in rialzo, sostenuto dai rendimenti in aumento dei titoli obbligazionari USA e dal dato preliminare sul PIL per il I trimestre migliore delle attese. Ora l’attesa del mercato è per la Fed di oggi. L’euro è sceso sotto 1,20 contro dollaro mentre la sterlina, dopo il PMI manifatturiero debole di aprile (53.9 contro 54.9 di marzo) gira ora intorno a 1.36 contro dollaro. In Russia, come ampiamente atteso, la Banca centrale, ha mantenuto i tassi invariati a 7.25% e sebbene la Banca veda rischi al rialzo per l’inflazione, a causa dell’indebolimento del rublo, non sembra intenzionata, almeno per il momento, a rivedere al rialzo i tassi. Nel frattempo le tensioni geopolitiche (vi è attesa per la decisione di Trump sulle sanzioni contro l’Iran) e commerciali (vari i commenti su Cina e NAFTA da parte di funzionari statunitensi) potrebbero spingere il cambio USDJPY in area 110. Il dollaro forte pesa anche sul peso messicano che la settimana scorsa ha toccato area 19.00. Sul cambio USDMXN si ripercuote inoltre la

rinnovata incertezza sul NAFTA: il Rappresentante del commercio statunitense Lighthizer si è detto pessimista sui tempi per raggiungere un accordo mentre il Segretario al Commercio Wilbur Ross ha dichiarato che i negoziati rischiano di protrarsi fino alla fine del 2018. In Cina, in attesa del vertice sul Commercio (in programma domani e venerdì) tra il Paese e gli USA, la PBoC ha fissato al ribasso il cambio giornaliero dello yuan contro dollaro (a 6.3670 contro 6.3610 stimato). Sembra che la PBoC voglia indebolire lo yuan prima dei negoziati con gli USA, in modo da aver spazio per rafforzare la valuta, se necessario, successivamente. Inoltre la svalutazione del cambio vorrebbe arrestare il rafforzamento dello yuan contro le altre valute asiatiche. S&P ha declassato il rating sovrano della Turchia e la decisione si è prontamente riflessa sulla lira nonostante il rialzo dei tassi della settimana scorsa. S&P ha giustificato la sua decisione con il rischio crescente di squilibri nell’economia turca: allargamento del deficit delle partite correnti e inflazione elevata.

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