Commodities
Andamento negativo per le quotazioni petrolifere che sono state penalizzate dall’apprezzamento del dollaro e dall’aumento della produzione OPEC, che ad aprile ha raggiunto i massimi degli ultimi 5 mesi a causa della crescita della produzione dell’Arabia Saudita.
Ulteriori elementi di debolezza sono giunti dalla Cina, dove la domanda di greggio è scesa sui minimi degli ultimi otto mesi.
Il report settimanale elaborato dal DOE ha evidenziato un aumento delle scorte di greggio di 0.2 milioni di barili al giorno, dato inferiore ai +1.9 milioni attesi. Andamento eterogeneo per i metalli industriali: in crescita alluminio e nichel, mentre sono scese le quotazioni di piombo zinco e rame. Quest’ultimo è stato penalizzato dagli ultimi dati sulla produzione industriale cinese, cresciuta in aprile meno delle attese, e dall’aumento delle scorte presso il LME.
L’apprezzamento del dollaro verso le altre principali valute e il buon andamento dei principali indici di borsa hanno penalizzato i metalli preziosi, influenzati negativamente anche dal continuo alleggerimento delle posizioni sull’oro da parte degli ETF fisici. In crescita le materie agricole, nonostante l’ultimo report mensile elaborato dall’USDA abbia rivisto al rialzo le stime sui raccolti e sulle riserve mondiali di cereali e soia. A favorire il comparto hanno contribuito i timori che le persistenti piogge nel Midwest possano ritardare la semina.
Obbligazioni
Dopo l’euforia sulla scia delle misure espansive recentemente varate della Banca Centrale Giapponese che ha contribuito ad una generalizzata diminuzione dei rendimenti, il mercato torna ad essere maggiormente selettivo contestualmente a flussi generati da prese di beneficio. L’ennesimo richiamo alla cautela con ripercussioni a livello globale parte dall’articolo di sabato scorso pubblicato sul Wall Street Journal secondo il quale la Fed avrebbe delineato una strategia d’uscita dal piano di QE che attualmente corrisponde ad un piano di riacquisto mensile di bond pari a 85 mld di USD; la tempistica sarà probabilmente improntata ad una strategia flessibile e coadiuvata da un attento monitoraggio del contesto economico, ma i mercati anticipano la possibilità che l’exit strategy rientri tra i primi punti che dovrà affrontare il successore di Bernanke il cui mandato scade il prossimo gennaio.
Sul fronte nazionale pesano i ritardi da parate dell’esecutivo del nuovo Governo impegnato nel trovare misure a sostegno dell’economia che non impattino negativamente sugli impegni presi a livello comunitario; ciò unito all’alea del “rischio tasso” ha eroso i corsi del debito italiano riportando il rendimento del decennale al 3,96% dopo i minimi del 3,75% toccati ad inizio maggio. Lo spread con il governativo tedesco, complice anche il movimento di quest’ultimo rimane in area 260 bp.