Nell’ultima settimana l’andamento dell’EURUSD è stato al centro dell’attenzione nei mercati valutari: dopo l’apprezzamento di circa 10 figure dal minimo di luglio, la divisa europea ha subito un drastico ridimensionamento, cedendo 3 figure nel giro di 2 giorni alla fine della scorsa settimana e ritornando sotto quota 1,35. Il catalizzatore immediato è stato il dato sull’inflazione europea di ottobre, risultata significativamente più bassa delle attese e del dato precedente allo 0,7% che ha riacceso la speculazione complice il tagli di 25 bsp della BCE. Contemporaneamente, alcuni dati macroeconomici americani, in particolare l’ISM Manifatturiero migliore delle attese, e la decisione della Fed nell’ultimo FOMC di non ridurre le stime di crescita economica hanno rafforzato l’outlook macroeconomico USA, spingendo il differenziale di politica monetaria con l’Europa nuovamente a favore del dollaro.
Il movimento al ribasso di EUR/USD è stato probabilmente anticipato dalla sopravvalutazione della valuta europea evidenziata dai modelli macroeconomici dopo l’ultimo rally e dalle massicce posizioni lunghe di Euro rivelate dalla pubblicazione dei dati sul posizionamento in futures al mercato di Chicago (solo 10% in meno rispetto ai picchi del 2011).
Da un punto di vista grafico, sembra che il cross EURUSD stia ridisegnando la figura vista a febbraio, dove era stato oggetto di un brusco ribasso da area 1,37 a 1,29; se proiettiamo la figura ad oggi è lecito attendersi una rottura di area 1,3420 e successivamente 1,31. Tuttavia per la realizzazione di questo scenario sono necessari, ulteriori conferme di miglioramento dei dati USA; se ciò si realizzasse il dollaro dovrebbe rafforzarsi sia verso le majors che verso le valute emergenti.
La sterlina continua a beneficiare del buon andamento dell’economia britannica soprattutto in termini relativi rispetto all’Eurozona. I prossimi target sono posti in area 0,82 e successivamente 0,80 nel caso in cui l’EURUSD andasse verso area 1,31.
Lo yen è stabile in area 98 USD/JPY, potrebbe tornare in area 100 nel caso in cui i dati USA sul Pil o sul mercato del lavoro dovessero sorprendere in positivo. I mercati restano in attesa della “terza freccia” di Abe, ovvero le riforme strutturali che dovrebbero essere messe in atto a completamento del piano volto a far tornare il tasso d’inflazione al 2% e che implicano l’indebolimento della valuta nipponica.
La forza del dollaro contro Euro si è ripercossa negativamente sulle valute emergenti, anche se won coreano e yuan cinese hanno retto meglio rispetto a quelle a carry più elevato come BRL, MXN o TRY.