L’andamento dei mercati valutari continua a riflettere la crescente importanza delle politiche monetarie poste in essere dalle Banche Centrali mondiali ed in maniera particolare dalla Fed.
Il dollaro nell’ultima settimana ha sofferto uno dei ribassi giornalieri più forti da marzo 2009, dopo le dichiarazioni di Bernanke alla conferenza sui primi 100 anni della Fed organizzata alla National Bureau of Economic Research.
Il Governatore in occasione della sessione di domande e risposte ha fornito una serie di importanti chiarimenti: cercando di convincere gli investitori che la riduzione del “quantitative easing” non equivale ad un aumento dei tassi sui Fed Funds, ribadendo che la linea di politica monetaria rimarrà accomodante e che il raggiungimento della soglia del 6,5% del tasso di disoccupazione non richiede automaticamente un aumento dei tassi.
Al fine di porre l’economia su un percorso di crescita più sostenibile ed evitare un’ulteriore espansione delle “bolle speculative” la Fed sembra intenzionata ad avviare il progresso di rientro del QE; tuttavia è anche assolutamente determinata a mantenere una politica monetaria espansiva (in termini di bassi tassi d’interesse anche sulla parte lunga della curva) e pronta ad intervenire qualora il mercato prenda una direzione diversa.
Il dollaro, che nelle settimane precedenti è stato spinto aggressivamente al rialzo dei mercati sull’allargamento delle divergenze di politica monetaria con il resto dei Paesi Sviluppati, ha risentito dei commenti più “dovish” di Bernarnke; si sono verificate massicce prese di profitto, con il Dollar index in ribasso del 2,30%. Il mercato è già nella fase estiva caratterizzata da una bassa liquidità, considerando l’elevato numero di posizioni lunghe di dollari è probabile che il cross EURUSD trovi la forza per rompere momentaneamente al rialzo il range in cui oscilla da mesi in area 1,28 – 1,32.
La sterlina si è deprezzata contro euro a seguito della pubblicazione dei dati sull’inflazione UK di giugno salita meno delle attese, per poi apprezzarsi con la divulgazione delle Minute dalle quali è emerso che all’unanimità i membri votanti del MPC si sono dichiarati favorevoli a lasciare tassi e programma di acquisti (APF) invariati.
Le valute dei Paesi Emergenti mostrano segnali di recupero dopo che anche l’India è intervenuta a frenare i deflussi di capitali e la debolezza della rupia aumentando alcuni tassi interbancari, seguendo Brasile, Cina e Turchia su questa strada. I principali recuperi si sono visti su alcune valute asiatiche come won coreano, peso messicano (sull’aspettativa dell’inizio della ripresa del processo di riforme a settembre) e zloty polacco ( la Bance Centrale polacca ha probabilmente terminato il ciclo di riduzione dei tassi).
In realtà le divise emergenti continuano a sottoperformare gli altri asset rischiosi, con i flussi dei fondi sul debito dei Paesi Emergenti ancora negativi nelle scorse settimane. Il dollaro australiano e le commodity currency, legati all’andamento dell’economia cinese, non hanno risentito dei dati negativi usciti questa settimana.
Rimaniamo tuttavia negativi su AUD.