L’ANALISI Il sistema della carta moneta induce all’eccessivo indebitamento ed al possibile reset del sistema.
Prima dell’inflazione galoppante i governi vareranno opzioni «lacrime e sangue» debito pubblico.
Ludwig von Mises, è stato uno dei più noti economisti della scuola austriaca ed in suo onore è stato fondato il Ludwig von Mises Institute, dal cui sito internazionale www.mises.org è tratto il seguente articolo a firma di Philipp Bagus, professore associato presso l’Università Rey Juan Carlos nonché autore del libro “La tragedia dell’Euro”. Nell’articolo dal titolo “How the Paper Money Experiment Will End” l’emerito professore analizza i rischi e le possibili soluzioni/conseguenze che derivano dal sistema carta-moneta, ovvero quelli che definisce essere i semi della propria autodistruzione.
IL SEME DEL MALE Per il produttore monopolista di soldi (n.d.r. “banche centrali”), sarebbe insita la tentazione di aumentare l’offerta di denaro in quanto apparentemente irresistibile. Ma in un tale sistema, con una sempre crescente offerta di moneta e, di conseguenza, un costante aumento dei prezzi, non avrebbe molto senso risparmiare il denaro per acquistare beni più avanti nel tempo, quindi una strategia migliore, sarebbe quella di andare a debito per l’acquisto dei beni e poi ripagare tali debiti con una moneta svalutata, inoltre l’acquisto di tali beni possono successivamente essere impegnati come garanzia per ottenere ulteriori prestiti bancari. Ecco dunque che il sistema di carta moneta conduce al debito eccessivo.
CONTESTO ATTUALE Tale strategia, è particolarmente vera per quei giocatori che possono aspettarsi di essere salvati (n.d.r. “bailout”) con soldi freschi di stampa come le grandi imprese, le banche ed i governi. Ed ora ci troviamo in una situazione che assomiglia ad un vicolo cieco per il sistema di carta moneta. Dopo l’ultimo ciclo, i governi hanno salvato dai cattivi investimenti il settore privato e potenziato la loro spesa di welfare pubblico. Disavanzi e debiti sono dunque saliti alle stelle. Le banche centrali hanno stampato denaro per comprare i debiti pubblici (o li accettano come garanzia per i prestiti al sistema bancario) in quantità senza precedenti. I tassi di interesse sono stati tagliati vicino allo zero. I deficit rimangono grandi. Nessuna sostanziale crescita reale è in vista. Allo stesso tempo, i sistemi bancari e altri attori finanziari si sono seduti su grandi mucchi di debito pubblico.
RISCHI INSITI In un tale contesto, un fallimento pubblico innescherebbe immediatamente il fallimento del settore bancario, avvierebbe un rialzo dei tassi di interesse a livelli più realistici o comporterebbe la vendita degli asset acquistati dalla banca centrale, mettendo in pericolo la solvibilità del settore bancario, delle società indebitate e del governo.
Sembra che anche il rallentamento della stampa di denaro (ora chiamato “QE Tapering”) potrebbe innescare una spirale di fallimento. Una drastica riduzione della spesa pubblica e del deficit non sembra quindi molto probabile, dato gli interessi dei politici e delle democrazie. Il professore Bagus si pone dunque le seguenti domande: la stampa di denaro rimarrà una costante, con tassi di interesse prossimi allo zero fino a quando la gente perderà la fiducia nelle carta moneta? E può essere mantenuto un tale sistema o necessariamente arriveremo prima o poi ad un’iperinflazione? SETTE POSSIBILITA’
1. INFLAZIONARE. I governi e le banche centrali possono semplicemente procedere sulla strada dell’inflazione e stampare tutti i soldi necessari per salvare il sistema bancario, governi ed altri operatori eccessivamente indebitati. Questo aumenterà ulteriormente il rischio morale. Tale opzione in definitiva conduce all’iperinflazione, e svaluterà i debiti. Sarà un guadagno per i debitori ed una perdita per i risparmiatori. La ricchezza finanziaria accumulata dalle persone durante la loro esistenza non sarà in grado di assicurare un’elevata qualità di vita.
2. ELIMINARE I DIRITTI ACQUISITI. I governi possono migliorare le loro posizioni finanziarie semplicemente non adempiendo alle loro promesse. I governi possono, per esempio, ridurre drasticamente le pensioni pubbliche, la sicurezza sociale e le indennità di disoccupazione per eliminare i deficit e pagare i debiti accumulati. Molti diritti, che le persone davano per acquisito, si riveleranno inferiori.
3. RIPUDIARE IL DEBITO. I governi possono anche fare default ‘tout court’ sui loro debiti. Questo comporta perdite per le banche e le compagnie di assicurazione che hanno investito i risparmi dei loro clienti in titoli di Stato. La gente vede crollare il valore dei loro investimenti, dei piani pensionistici e delle assicurazioni. Il default del governo potrebbe portare al crollo del sistema bancario. La spirale di fallimenti degli operatori sovra indebitati sarebbe un Armageddon economico. Pertanto, i politici fino ad ora hanno fatto di tutto per evitare questa opzione.
4. REPRESSIONE FINANZIARIA. Un altro modo per uscire dalla trappola del debito è la repressione finanziaria ovvero un modo per canalizzare più fondi al governo facilitando così la liquidazione del debito pubblico. La repressione finanziaria può essere attuata legislativamente rendendo le varie alternative di investimento meno attraenti rispetto ai titoli di Stato e quindi induce gli investitori a comprarli. Insieme ad una crescita reale ed a tagli alla spesa, la repressione finanziaria potrebbe funzionare per ridurre effettivamente i carichi di debito dei governo.
5. SALDARE I DEBITI. Il problema dell’indebitamento eccessivo può anche essere risolto attraverso misure fiscali. L’idea è di eliminare i debiti dei governi e ricapitalizzare le banche attraverso la tassazione. Riducendo l’indebitamento eccessivo, viene alleviata la necessità per la banca centrale di mantenere l’interesse basso e continuare a stampare denaro. La moneta potrebbe essere emessa nuovamente su una base più solida. Per raggiungere questo scopo, il governo espropria ricchezza su scala massiccia per ripagare i debiti del governo. Il governo semplicemente aumenta le aliquote fiscali esistenti o può impiegare espropriazioni una tantum, confiscando la ricchezza. Userà questi introiti per ripagare i debiti e ricapitalizzare le banche. Su larga scala anche i tagli alla spesa potrebbero essere impiegati per pagare i debiti. Decisi tagli di spesa (tipo -50% USA, nel post II guerra mondiale) non sembrano probabili senza causare massicce resistenze politiche e fallimenti degli operatori sovra indebitati e dipendenti dalla spesa pubblica.
6. RIFORMA DELLA MONETA. C’è la possibilità di una riforma vera e propria della valuta, compreso un default (parziale) sul debito pubblico. Questa operazione è interessante se si vuole eliminare l’indebitamento eccessivo senza impegnarsi in una forte inflazione. È come premere il pulsante reset per poi continuare con un regime di c ar t a moneta. Una riforma così, fu adottata in Germania dopo la seconda guerra mondiale quando la vecchia carta moneta, il Reichs mark , è stato sostituito da una nuova carta moneta, il marco tedesco . In questo caso, i risparmiatori che detengono grandi quantità di moneta vecchia sono espropriati pesantemente, ma il carico di debiti si ridurrà per molte persone.
7. BAIL-IN. Ci potrebbe essere un bail-in, equivalente ad una mezza riforma della valuta. Un bail-in, come si è verificato a Cipro, i creditori bancari (risparmiatori) sono convertiti in azionisti della banca. Diminuiscono i debiti bancari ed aumentano così il patrimonio netto. L’offerta di moneta si contrae. Un bail-in ricapitalizza il sistema bancario ed elimina i debiti inesigibili allo stesso tempo. Il patrimonio netto può aumentare così tanto, che un default parziale sulle obbligazioni governative non metterebbe in pericolo la stabilità del sistema bancario. I risparmiatori subirebbero perdite. Per esempio, le persone che hanno investito in assicurazioni sulla vita che a loro volta comprato passività bancarie o titoli di Stato si assumeranno le perdite.
Di conseguenza si riduce l’indebitamento delle banche e dei governi.
CONCLUSIONE Secondo il professore Bagus, le sette opzioni o la combinazione di due o più opzioni, ci attendono. E ad ogni modo rivelano le perdite subite al terminare dell’illusione di ricchezza creata. Fondamentalmente, i contribuenti, i risparmiatori o gli utilizzatori della moneta saranno sfruttati per ridurre i debiti e mettere la moneta su base più solide. Una tassa una tantum sulla ricchezza, una riforma della valuta o un bail-in non sono opzioni politiche molto popolari in quanto mostrano tutta in una volta le perdite mentre la prima opzione, quella dell’inflazione è molto più popolare tra i governi, in quanto “nasconde” i reali costi dei salvataggi degli operatori sovra indebitati.
Tuttavia, c’è il pericolo che l’inflazione ad un certo punto vada fuori controllo. Ed il produttore di denaro monopolista (n.d.r. banche centrali) non vuole rovinare il suo privilegio con un tracollo monetario. Prima che arrivi al punto di un’inflazione galoppante, i governi saranno sempre più spinti verso le altre opzioni ma queste alternative potrebbero portare ad un reset del sistema.
L’autore della rubrica
La pagina settimanale del lunedì “Risparmio, i conti in
tasca”, è a cura del nostro
consulente Rubens Ligabue,
professionista certificato EFA -European Financial Advisor,
associato SIAT – Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto
all’Albo Unico Nazionale dei
Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete
scrivere a
rubens.ligabue@gmail.com
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