Bolle, crisi e disparità: cosa ci aspetta?

Perché nonostante i mercati finanziari salgano, i poveri diventano più poveri e i ricchi più ricchi? Perché nonostante il mondo sia sommerso dalla liquidità, privati e aziende non accedono al credito e vi è una forte contrazione, ad esempio dei mutui per l’acquisto delle case?

Vediamo di farla semplice. I governi, in particolare USA, Giappone e Inghilterra, stampano moneta e la prestano a tassi prossimi allo zero alle banche commerciali, con la raccomandazione di prestarli a famiglie e aziende, per uscire dalla recessione e tagliare la disoccupazione, una mina difficile da gestire nel lungo tempo.

Le banche, in cui è stata abolita la separazione tra banca tradizionale e finanziaria, essendo ancora piene di titoli spazzatura e crediti inesigibili, comprano titoli di Stato lucrando un guadagno piccolo, ma sicuro.

Prestare denaro oggi non conviene, da un lato perché le aziende solvibili non ne richiedono e chi ne ha bisogno presenta un elevato profilo di rischio e, poiché i tassi sono bassi, basta un singolo default a mangiarsi molto guadagno. Quindi l’economia non gira e chi vive di lavoro, si impoverisce, non solo, la grande massa monetaria fa scendere i rendimenti delle obbligazioni , anche a cinque anni sotto il punto percentuale e impoverisce ulteriormente i piccoli risparmiatori, che incassando rendimenti inferiori all’inflazione, perdono ricchezza, mentre i grandi operatori finanziari guadagnano senza rischi. Inoltre, riducendo la loro operatività tradizionale e ricorrendo alla tecnologia, possono pure tagliare le spese, licenziando migliaia di persone.

Ora ,finchè la bolla non esploderà, i ricchi continueranno a fare denaro a danno della moltitudine e quando scoppierà, i poveri saranno danneggiati dalla perdita finanziaria e dalla caduta economica, come e più dei ricchi. Anzi, saranno chiamati a salvare le banche che non li hanno salvati. Purtroppo il potere delle banche è tale che non si riesce a tornare alla separazione tra commerciali e finanziarie , pertanto l’investimento finanziario fa premio su quello commerciale, inoltre il meccanismo dei bonus induce i dirigenti a scegliere la via finanziaria, che garantisce guadagni più facili e in caso di guai, scarica le spese sulla collettività.

Il tutto avviene nel silenzio, perché le banche controllano i giornali direttamente o attraverso il credito agli imprenditori- editori, in uno dei mille perversi intrecci italiani. Le stesse norme di Basilea, nell’intento di rendere più solidi gli istituti, rendono difficile l’erogazione del credito, obbligando ad accantonamenti onerosi, rispetto a quelli degli impieghi finanziari. Del resto anche i governi giocano sporco, parlano di aiutare la ripresa, ma avendo contratto troppi debiti, sono ben felici che le banche comprino i loro bond, ad un basso tasso e quindi concorrono a prosciugare lo stagno del credito ad imprese e privati.

Può darsi che questa continua immissione di carta faccia ripartire l’economia, anche se per ora crea bolle, le economie degli emergenti in crescita hanno borse in calo. Quelle dei Paesi industrializzati stagnanti hanno borse euforiche. Come dire: viaggiamo verso il burrone, nel frattempo facciamo denaro. Però se l’economia riparte e si ferma la stampa di moneta, cosa succederà? Una nuova crisi finanziaria che fermerà di nuovo tutto? La verità è che si è creato un mostro che nessuno sa più come imbrigliare. L’unica cosa probabile nel “delirio” della finanza globale è che ci sarà meno lavoro, soprattutto ai livelli bassi, meno salari e meno diritti e più divaricazioni tra chi vive di lavoro e chi vive di rendita finanziaria, anche perché chi è ricco può scegliere investimenti meno rischiosi di chi ha poco.

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