di Paola Valentini
Il rally messo a segno venerdì scorso da Wall Street e i rialzi diffusi sulle borse asiatiche ed europee delle ultime due sedute testimoniamo che il sentiment è migliorato sui mercati e sta tornando la propensione al rischio.
A innescare gli acquisti sono stati le settimana scorsa un mix di eventi, primo tra tutti la Fed il cui presidente Jerome Powell venerdì scorso si è mostrato meno aggressivo sul fronte dei tassi.
Poi sono arrivati i numeri, pubblicati sempre venerdì, sui nuovi posti di lavoro a dicembre negli Usa, ben al di sopra delle attese, che hanno allontanato i timori di un rallentamento dell’economia americana. Ma gli investitori ripongono le attese anche sul meeting bilaterale che si tiene oggi e domani a Pechino tra Usa e Cina.
E così Wall Street ha chiuso la prima settimana del 2019 con una nota positiva, con l’S&P 500 a +1,9%, il Dow Jones, +1,6% e il Nasdaq +2,3%. Per l’S&P si tratta di un buon recupero dopo il -9% di dicembre, mentre dai massimi di settembre ha avuto un calo a doppia cifra.
E così, nonostante gli elementi negativi restano, come lo shutdown negli Usa e le incognite della Brexit, i mercati iniziano a vedere il bicchiere mezzo pieno. Ma le investment bank, anche prima dei solidi numeri sull’occupazione Usa e delle parole di Powell, hanno iniziato a prevedere che i listini sono pronti per un’inversione di tendenza data la forza del recente sell-off.
Tobias Levkovich, strategist azionario di Citi, ha alzato il suo target per l’S&P nel 2019 da 2.850 a 3 mila sottolineando che questo è un momento propizio per riposizionarsi sui mercati, anche perché ritiene che le azioni hanno un potenziale di rialzo di oltre il 15% nei prossimi 12 mesi.
Ma a parte la convenienza, ci sono altri segnali a favore dei mercati. Come spiega BofA Merril Lynch in un report dal titolo Time to buy datato giovedì 3 gennaio, che non lascia spazio a dubbi.
L’indicatore Bull & Bear elaborato da BofA è a quota 1,8, “un livello estremamente basso, in grado di innescare un segnale di buy per gli asset rischiosi come le azioni, per la prima volta dal giugno del 2016 quando i mercati erano rimasti sconvolti dalla Brexit”, spiegano gli analisti dell’investment bank Usa. La quale ricorda anche che proprio da tale indice a gennaio di un anno fa erano emersi segnali a favore del sell, cosa che poi è avvenuta dato che dopo un primo mese del 2018 positivi i mercati si sono subito impostati al ribasso.
E storicamente, guardando i dati dal 2000 in avanti, le azioni globali sono salite in media del 6,1% nei tre mesi dopo la comparsa di un segnale di buy da parte dell’indicatore Bull & Bear di BofA. E questo negli ultimi 19 anni è accaduto 15 volte.
D’altra parte dai massimi del gennaio 2018 le perdite dei mercati azionari globali hanno perso 19 mila miliardi di dollari, un valore vicino ai 20,6 mila miliardi del pil Usa e 2.055 delle 2.767 società Usa e globali hanno prezzi che sono finiti in un mercatro orso, mentre le quotazioni delle banche globali sono finite ai minimi del 2008.
Senza dimenticare, osserva ancora BofA Merrill Lynch, i riscatti record dall’azionario globale nelle ultime sei settimane, pari a 84 miliardi di dollari, e dalle obbligazioni investment grade (34 miliardi di dollari) rispetto ai flussi record nei titoli obbligazionari governativi (24 miliardi di dollari). La ricerca di rifugi ha fatto sì che soltanto nelle ultime due settimane, nota ancora BofA Merrill Lynch, 1,8 miliardi di euro sono entrati nell’oro, 12,7 miliardi sono usciti nelle obbligazioni e 30,2 miliardi dalle azioni.
Il tutto mentre, rivela la banca Usa, l’asset allocation dei suoi clienti è al 57,3% nell’azionario, il più basso livello da febbraio 2016, e il cash è al 12,1%, il livello più elevato da marzo 2016.
A questo punto, spiega BofA, i prossimi due indicatori cruciali da guardare sono la politica monetaria della Fed e la crescita attesa degli utili. Sul primo fronte, le dichiarazioni di Powell hanno alimentato le speranze su una minore aggressività della Fed tanto che negli ultimi giorni sul mercato è salita la percentuale di coloro che si attendono un taglio dei tassi già quest’anno. Mentre, per quanto riguarda i profitti, attualmente le attese sono per una crescita degli utili per azione globali del 7,5%.
Da Milano Finanza