L’ANALISI L’azzardo morale del ‘margin debt’ è arrivato ad ottobre a quota 415 miliardi di dollari
E’ora di monetizzare i guadagni azionari conseguiti, prima che sia più difficile o troppo tardi
Il mantra dei mercati è ormai da qualche mese ad appannaggio di un’unica affascinante teoria, ovvero una crescita continua, non interrompibile, grazie al perdurante Qe della Fed ed alla sua costante espansione di bilancio.Ormai fioccano le più stravaganti previsioni di crescita del listino americano, non più alimentate dalle future stime degli utili e della crescita economica reale, bensì calcolate sulle ipotesi di crescita del bilancio Fed, ovvero come evidente dal grafico allegato, in caso di continuazione di tali politiche si arriva a presupporre un potenziale apprezzamento entro la fine del 2015 di un ulteriore 30% dai livelli attuali, fino a superare i 2.300 punti per l’in – dice americano S&P500. Nonché sussiste tra gli operatori finanziari la convinzione a posticipare un potenziale crash o comunque la fine di tale ‘bu l l m a rke t ’ al 2014-15 e con una discesa pari ad almeno il -20%, ovvero quel calo ‘c o nven z i onal ment e’ considerato di inversione e di inizio ‘bear market’.
Ai livelli attuali ed assumendo un target di 1.850 per fine anno, otterremmoun mercato americano in rialzo del 30% da inizio 2013, un risultato sicuramente eccezionale e ben al di sopra della media storica dei rialzi annuali dell’indice Usa, un fatto che potrebbe già deporre a favore di una strategia di monetizzazione dei risultati fin qui conseguiti ma che, nella logica del mantra precedentemente descritto, potrebbe far pensare che non sia il caso di abbandonare il gioco, anzi per molti piccoli risparmiatori sembra essere arrivato solo ora il momento per lasciare i porti sicuri delle obbligazioni e della liquidità per approfittare del perpetuo rialzo.
Può perciò essere il caso di invitare alle seguenti considerazioni sul perché sia invece arrivato il tempo di passare alla cassa e non salire sulla giostra. In particolar modo e riprendendo i dati riportati dal sito Usa www.stawealth.com, è il caso di riflettere meglio sulla durata dei periodi di recupero, sul fisiologico ritorno alla media e sull’analisi dei risultati che in genere seguono a tali situazioni.
Uno degli errori che spesso colpisce lo sprovveduto investitore è quello di non soffermarsi abbastanza sui numeri e sulla matematica per meglio valutare se ‘il gioco vale la candela’. Se prendiamo per buona l’ipotesi di un ulteriore +30% e poi una discesa delmercato di almeno un -20%, in un punto qualsiasi da qui al 2015 e senza ar rogarsi la convi nzio ne di poter s a l t a re fuori dal m e rcat o un at t imo prim a d e l c r o l l o , a l l o r a non dovrebbe sfuggire il risultato realmente conseguibile per continuare a restare investiti o addirittura salire oggi s ul l’ottovalente. Infatti una crescita del +30% a cui segue un -20% non genera un guadagno del +10%, bensì dopo aver portato l’indice a 2.340 e poi a 1.872, consegue ai valori attuali un più modesto 4%. Tuttavia, il vero problema è che il mercato probabilmente non sconterà ‘solo il 20%’, in quanto alla prossima correzione deimercati corrisponderà anche la prossima recessione economica, considerando l’o rmai lungo ciclo di recupero in essere dal 2009 e che attualmente è ormai al sesto posto nella storia Usa. Se analizziamo inoltre i risultati storici del mercato azionario, successivi ai periodi di recupero, è facilmente osservabile che il numero medio dei cicli ribassisti è ben superiore all’anno ed in genere i mercati declinano del -29% (ben più di quanto ipotizzato) ma il ribasso è ancor più accentuato se il ciclo di recupero è stato più lungo delle media e come osservabile nel grafico, è sceso nei sette cicli più lunghi in media del -36%.
Ecco allora che se si inizia a valutare con mente fredda e razionale l’at – tuale contesto, dovrebbe apparire più facile valutare il rischio/ ricompensa di rimanere ancora investiti nella speranza di ulteriori progressi. Se assumiamo per buono che i mercati centrino il bersaglio di 2.340, grazie alla Fed ed al perdurare di 85 miliardi al mese di Qe, prima dell’inizio della successiva contrazione economica ed applicassimo la discesa media del -36% osservata nei cicli così lunghi, otterremmo un indice S&P500 sotto i 1.500 punti. Ed un calo di questa portata si tradurrebbe in una perdita del -16,7% rispetto al valore corrente di 1.800, in grado di cancellare quasi interamente tutti i guadagni del 2013. Perciò, se anche vi piacesse il prossimo aumento del 30%, è da comprendere che rimanendo investiti nel mercato oggi si potrebbe potenzialmente finire col perdere tutto il guadagno del 2013. E se queste riflessioni non fossero sufficienti per far demordere dall’avidità di guadagnare ancora sperando di uscire prima dell’inversione, può essere utile anche osservare il numero di anni in cui si è guadagnato il 30% o più nel mercato azionario americano. Come evidente dal grafico, solo in 10 anni si è raggiunto un tale traguardo dal 1900 ad oggi, con un rendimento medio del +36%, a cui sono generalmente seguite o temporanee fasi laterali o più frequentemente cali e dunque la storia suggerirebbe che se per fine anno fosse centrato l’undicesi – mo anno a +30%, grazie agli stimoli monetari delle banche centrali, vi sarebbero cospicue chance di grigie nubi all’orizzonte. E rischiando di prendere male parole, con il senno del poi, ma nell’ottica del buon padre di famiglia, appare necessario esplicitare il consiglio di monetizzare i guadagni, in quanto l’eccessiva fiducia di poter essere capaci di poter uscire prima dell’inelutta – bile storno o crollo è pia illusione, in quanto e come pronosticato nelle settimane precedenti, si è infranto in ottobre un nuovo record nel margin debt al New York Stock Exchange. Ora l’azzardo morale è arrivato a quota 415 miliardi di d o l l a r i presi a pres t i t o p e r acq uist are titoli fornendo a garanzia i titoli stessi, nonché è arrivato ai minimi anche il denaro investito libero da vincoli, ovvero non preso in prestito dalle banche; come dire, se devo investire di mio non ci penso nemmeno a mettere un dollaro in questo mercato, ma se sono soldi offerti a costo quasi zero dalle banche, allora sì. E quando accadrà un margin call, ovvero il momento in cui le banche a seguito di un brusco calo delle quotazioni, in grado di metterebbe a rischio il denaro prestato, forzeranno le vendite ampliando il volume del calo ed innescheranno una discesa ancor più rapida e violenta delle quotazioni, trasformeranno la ‘f isiologica correzione’ in un crollo. Nonché, osservando i precedenti storici del 2000 e del 2007, appare evidente che non si è riusciti a sostenere per lungo tempo livelli di margin debt così elevati ed allora dopo 6 e 4 mesi arrivò la correzione, perciò considerando il picco massimo infranto a settembre, potrebbe essere ben più vicino dei pronostici lo storno previsto per il 2014-15 e ben più ampio del -20% che i sempre ottimistici gestori professano alacremente per invogliare ad investire in azioni o per mantenere le posizioni in essere. Infine e per gli inguaribili sostenitori del bull market perpetuo, può essere di ulteriore riflessione o monito, quest’ulti – mo grafico tratto dal sito www.cobraf.com ed elaborato dal noto analista tecnico Tom DeMark, in cui sovrappone la crescita del listino 2012-13 e quella del 1928-29. E’ d u n qu e ormai ora di tornare con i piedi per terra e decidere di applicare una delle massime più note di Warren Buffett, «essere timorosi quando gli altri sono avidi », in quanto potrebbe rimanere non troppo tempo per fare la scelta giusta emonetizzare quanto finora e sulla carta guadagnato in questo anomalo 2013.
L’autore della rubrica – “Risparmio, i conti in tasca” pubblicata su www.lanuovaprimapagina.it, è a cura del nostro consulente Rubens Ligabue, professionista certificato EFA – European Financial Advisor, associato SIAT – Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari.
Per domande e chiarimenti potete scrivere a: rubens.ligabue@gmail.com.
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