Il corso dell’inflazione è cambiato. Gli economisti di Berenberg lo avevano detto l’anno scorso che i rischi di inflazione sarebbero probabilmente aumentati quest’anno e oltre. E oggi lo ribadiscono, mettendo in evidenza diversi fattori ciclici e strutturali che potrebbero sostenere l’aumento dell’inflazione nei prossimi anni. Vi è un supporto nel breve termine che deriva dall’aumento dei costi dei trasporti e dei prezzi delle materie prime, nonché dagli effetti di base sui prezzi del petrolio e sull’Iva.
La forte domanda dei consumatori, il calo della disoccupazione e un impatto ritardato delle misure politiche dovrebbero far aumentare ulteriormente l’inflazione fino al 2021-2022, a detta della banca d’affari. Dopo la pandemia di Covid-19, gli economisti di Berenberg si aspettano un ritorno alla normalità pre-crisi finanziaria globale: inflazione meno contenuta, guadagni più rapidi del pil pro capite e della produttività e tassi e rendimenti obbligazionari più elevati.
Inflazione e asset allocation
La fine di un trend di 40 anni di inflazione al ribasso significa che è improbabile che le tradizionali asset allocation siano “adatte allo scopo”. Le azioni con il loro gap di rendimento rispetto alle obbligazioni e l’esposizione alle materie prime sembrano nella posizione migliore per fornire sia una copertura contro il rischio inflazione sia un’esposizione al rialzo dei prezzi. “Il nostro quadro di asset allocation 40/20/20/20 è impostato per coprire i rischi di inflazione, inclusa l’esposizione a oro, bitcoin, carbone e metalli industriali. I titoli di Stato offrono poca protezione contro l’aumento del rischio di inflazione; i nostri economisti, infatti, prevedono un rendimento delle obbligazioni statunitensi a 10 anni al 2% entro la fine dell’anno”, ha sottolineato Berenberg.
Inflazione e settori
L’aumento dei rischi di inflazione (e l’aumento dei rendimenti obbligazionari) dovrebbe fornire un maggior supporto ai settori ciclici globali, comprese le banche e le materie prime. I settori chiave includono banche o industriali rispetto a sanità, energia o risorse di base rispetto a cibo e bevande. “Il nostro modello di inflazione globale, rendimento obbligazionario e utili settoriali suggerisce di sovrappesare le automobili, le risorse di base, l’energia e le banche e di sottopesare i servizi di pubblica utilità, la sanità, gli alimentari e gli immobili”, ha consigliato Berenberg.
Inflazione e azioni
I beneficiari di un aumento dei prezzi includono vari settori chimici e industriali, banche, compagnie petrolifere, come Shell ed Equinor, e le società di pagamento. Società con il potere di determinare i prezzi in grado di compensare l’aumento dei prezzi di produzione come gli OEM di apparecchiature elettriche, alcune azioni di società immobiliari britanniche, di società che producono semiconduttori ( Asml) e Kerry nel settore della produzione alimentare. Viceversa, le azioni potenzialmente a rischio per un aumento dell’inflazione includono le aziende produttrici di birra, i rivenditori di prodotti alimentari e i farmaceutici.
Berenberg ha anche diviso in sei gruppi i titoli di società quotate americane, europee, inglesi, giapponesi e dei mercati emergenti per mostrare, primo gruppo, quelli con la più alta correlazione positiva a un aumento dell’inflazione: Morgan Stanley, FedEx, Glencore, Richemont, Ing, Bhp, Smiths Group, Komatsu, Dai-ichi Life, Hindustan Zinc, Tata Steel; secondo gruppo quei titoli con la più alta correlazione negativa all’aumento dell’inflazione: Walmart, Procter & Gamble, American Tower, Nestlé, Roche, National Grid, Land Securities, Domino’s Pizza, Nippon, Fujifilm, Bharti Airtel, Chunghwa Telecom; terzo gruppo, quelli che beneficiano di un aumento dell’inflazione con il sostegno di un momentum degli utili e di una crescita degli utili: Goldman Sachs, Halliburton, Baker Hughes, Daimler, Covestro, Wacker Chemie, Antofagasta, Burberry, Fanuc, Panasonic, Suzuki Motor, Hindustan Zinc, Mahindra & Mahindra.
Ancora, quarto gruppo, titoli a rischio con un aumento dell’inflazione e con uno scarso momentum degli utili e crescita degli utili: Intel, Verizon, Duke Energy, General Mills, Swisscom, Terna, United Utilities, Hammerson, Imperial Brands, Kddi, Japan Real Estate, Chunghwa Telecom, Taiwan Mobile; quinto gruppo, titoli che beneficiano di un aumento dell’inflazione con bilanci solidi e che sono supportati da un surplus a livello di free cash flow: Booking Holdings, General Motors, Cognizant, Aptiv, Bmw, Covestro, Kion, Barratt, Jd Sports, Coats Group, Renesas Electronics, Asahi Kasel, Maruti Suzuki India, Vedanta; infine, le azioni a rischio con un aumento dell’inflazione senza un bilancio solido e un supporto del free cash flow: McDonald’s, Coca-Cola, Endesa, Telia, Domino’s Pizza, Sse, Nippon Building Fund, Hulic, Cez, Maxis. (riproduzione riservata)
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