FOCUS Le recenti vicende bancarie devono allertare i risparmiatori
Alla fine è scoppiato il caso Banca delle Marche, istituto marchigiano nato nel 1994 dalla fusione delle Casse di risparmio di Pesaro, di Macerata e di Jesi e cresciuto molto rapidamente negli anni fino ad uscire da tempo dalla propria regione, arrivando con i suoi oltre 300 sportelli nelle regioni più prossime quali Umbria, Emilia Romagna, Lazio, Abruzzo eMolise.
IL CASO
In data 27 agosto l’istituto è stato “commissariato” da Banca d’Italia, dopo l’ulteriore debacle nei conti semestrali, chiusi con una perdita di 232 milioni di euro che, aggiunti ai 518 milioni di fine 2012, hanno ridotto considerevolmente il livello di patrimonializzazione della banca. Una situazione che, seppur da tempo nota alle cronache, ha indotto Palazzo Koch ad agire. Senza voler entrare nel merito della vicenda specifica, può però essere un utile spunto di riflessione, in quanto l’istituto è certamente diventato noto a tanti risparmiatori, grazie alle promozioni legate al loro conto deposito, denominato “Deposito Sicuro”. Un conto deposito il cui tasso è apparso spesso ai primi posti per rendimento nelle varie classifiche riportate dalle riviste finanziare specializzate o nei vari motori di ricerca presenti in internet.
LA RIFLESSIONE
Accade spesso che il piccolo risparmiatore, si agiti o si accorga dei rischi presenti nel sistema bancario solo quando avvengono fatti del genere o altri più o meno noti alle cronache, come nel caso nazionale del Monte dei Paschi di Siena o più “piccoli” come per Banca Popolare di Spoleto. E solo in tali frangenti, si pone per un attimo la domanda, se vi siano dei reali rischi presso la banca dove detiene i propri soldi ma poi non essendo semmai coinvolto il proprio istituto e ricordandosi l’indottrinamento ricevuto dai media, dagli addetti ai lavori ecc. sulla garanzia fornita dallo Stato sui famosi 100.000 euro, si tranquillizza e semmai riparte nell’affannosa ricerca del miglior tasso offerto dal conto deposito di turno.
NO PASTO GRATIS
Una ricerca che negli ultimi anni ha consentito la raccolta di “preziosi” mezzi freschi al sistema bancario, infatti i conti deposito, tra vincolati o svincolabili sono oggi oltre 1/3 del totale giacente sui conti. Un impetuoso aumento dovuto alla disaffezione creata dalle tensioni vissute sui titoli di Stato e sulle obbligazioni bancarie in questi ultimi anni. In finanza però, è ben noto il detto “non esiste il pasto gratis” e dunque come già evidenziato nell’articolo di settembre 2012, “Vincoli fino a 5 anni: la metamorfosi dei conti deposito”, non può più essere scusata l’ignoranza di quei risparmiatori che ad un tratto, si svegliano preoccupati se nel loro costante pellegrinare finiscono in situazioni che possono creare ansie più o meno giustificate.
SISTEMA BANCARIO
Semplificando, il sistema bancario italiano è come noto esposto a due specifici macro rischi che possono sensibilmente influenzare la patrimonializzazione di molti istituti e dunque renderne necessario il sostegno più o meno esplicito (finché sostenibile):
a) le sofferenze bancarie, ovvero al rischio di eccessivo deterioramento dei crediti concessi
b) i titoli di Stato detenuti, ovvero al rischio legato alle tensioni derivanti dal debito pubblico L’allegato grafico evidenzia bene l’esposizione complessiva e la costante crescita del peso del debito governativo (linea rossa) rispetto agli asset totali e delle sofferenze (linea blu) rispetto al totale dei prestiti detenuti nella banche nazionali. Il mix di questi due elementi è perciò un potenziale cocktail esplosivo per varie realtà, a maggior ragione nel caso di ulteriore peggioramento dell’economia nazionale e di un ritorno di stress sul debito italiano che possono facilmente deteriorare quei livelli minimi di patrimonio richiesti dalle norme di Basilea e possono dunque portare vari istituti in difficoltà più o meno gravi.
COSA FARE
Il risparmiatore più che ricercare lo zero virgola qualcosa in più, nella vasta offerta di conti di deposito, dovrebbe porre maggiore attenzione alla valutazione di altri elementi che possono fornire importanti “alert” sulla salute degli istituti quali:
1. Il livello attuale di Core Tier 1 della banca e la successiva evoluzione
2. L’esposizione delle sofferenze bancarie e l’andamento delle coperture accantonate
3. L’andamento del ranting e dei CDS (Credit Default Swap), espressi dal mercato finanziario ed infine una regola d’oro, seppur non finanziaria, è quella di seguire attentamente le vicende di cronaca economica, politica e giudiziaria della propria banca, in quanto le crisi o i fallimenti non sono quasi mai un evento improvviso ed inaspettato, non lo è stato neppure per le banche cipriote.
L’autore della rubrica – “Risparmio, i conti in tasca” pubblicata su www.lanuovaprimapagina.it , è a cura del nostro consulente RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA – European Financial Advisor, associato SIAT – Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete scrivere a: rubens.ligabue@gmail.com