Analisi Russia

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  • L’economia della Russia si è complessivamente adeguata allo scenario di prezzi del petrolio strutturalmente più bassi, anche se il range 25/45 US$/barile che è atteso prevalere per il 2016 implica che il ritorno ad un tasso di crescita positivo del PIL è probabilmente rimandato al 2017. La discesa del prezzo del petrolio, le sanzioni economiche occidentali, l’elevata inflazione, la debolezza del rublo e l’austerità fiscale hanno provocato una contrazione dell’economia del 3,7% nel 2015 rispetto al 2014, guidata dal collasso della domanda domestica. Il surplus delle partite correnti tuttavia è aumentato, grazie alla rapida contrazione dell’import, e la politica della Banca Centrale di lasciare fluttuare il rublo ha preservato le riserve valutarie nel 2015 dopo la forte discesa del 2014. Questi due elementi hanno contribuito ad alleviare i deflussi di capitale e mantenere buona la liquidità nel mercato finanziario domestico.
  • Il punto debole della Russia sono i conti pubblici, che sono fortemente legati ai proventi petroliferi. Inizialmente il budget si basava su una previsione di prezzo del petrolio Urals di 50 US$/barile, ma sono stati successivamente introdotti tagli alla spesa pubblica che sembrano più coerenti con 40 US$/barile. Nel 2015 il deficit pubblico è stato migliore del previsto al 2,9% del PIL e finanziato con i fondi petroliferi, ma dal momento che questi sono quasi easuriti il Governo dovrà rimanere focalizzato sull’austerità fiscale ancora per tutto il 2016. La situazione politica interna è stabile, con Putin e il suo partito che godono di ampio consenso della popolazione. Gli attentati terroristici di Parigi a novembre hanno invece cambiato la linea di politica estera, che sembra ora orientata a consolidare le credenziali della Russia come nemico del terrorismo. In questo senso si inseriscono il maggior coinvolgimento in Medio Oriente e l’uscita dai radar della crisi ucraina.
  • Il credito sovrano della Russia e degli enti parastatali russi ha fortemente sovraperformato gli altri Paesi Emergenti negli ultimi 6 mesi: la debolezza del prezzo del petrolio continua a sfogarsi di preferenza sul rublo (con effetti positivi sulle entrate fiscale e sui bilanci delle aziende esportatrici); inoltre la fase peggiore della recessione sembra essere passata e, soprattutto, le istituzioni russe si sono costruite una buona reputazione di credibilità, in particolare la Banca Centrale ma anche il Governo con il focus sull’austerità fiscale. In conseguenza lo spread della Russia sembra eccessivamente stretto rispetto agli altri emittenti di pari rating e non riflette adeguatamente i rischi legati all’andamento del petrolio, ai conti pubblici, alla linea di politica estera, alla ricapitalizzazione del sistema bancario ed al ritorno sul mercato primario. Non vi sono rischi di solvibilità a breve termine, ma considerando le valutazioni non attraenti, consigliamo di attendere eventuali fasi di debolezza del prezzo del petrolio e degli spread per creare posizioni.

 

 

 

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