Analisi Messico e Brasile

brasile Messico

  • La performance dell’economia del Messico rimane modesta ma relativamente stabile. Il rallentamento dei consumi privati (2,5% per il 2016 dal 2,9% nel 2015) e degli investimenti fissi, la stagnazione della domanda estera, i prezzi del petrolio persistentemente bassi e la persistente austerità fiscale diminuiscono le prospettive di accelerazione economica per l’intero 2016 (crescita del PIL prevista a +2,4% per il 2016 dal +2,5% del 2015). Tuttavia, nell’ambito dell’America Latina, il Messico è insieme al Cile il più avanzato sul fronte delle riforme strategiche in settori chiavi come quello energetico e per la mancanza di squilibri strutturali rilevanti.
  • Dal momento che circa il 20% delle entrate statali sono legate al petrolio e le stime su quest’ultimo prevedono prezzi bassi per un periodo di tempo prolungato, l’attenzione è più alta sullo stato delle finanze pubbliche e della società petrolifera di Stato Pemex. In particolare, il mercato aveva iniziato a temere che il deterioramento del bilancio della Pemex potesse pesare eccessivamente sulle conti dello Stato , mettendo a rischio il rating sovrano. Come risultato, lo spread sovrano del Messico rimane ai massimi dal 2009 e Moody’s ha recentemente tagliato l’outlook sul rating a negativo, mentre ha ridotto di due livelli il rating della Pemex a Baa3.
  • In questo contesto, sono state annunciate misure atte a contrastare i timori del mercato, in particolare il taglio della spesa pubblica dello 0,7% del PIL, in coordinamento con un cambio di policy della Banca Centrale che a sorpresa ha aumentato i tassi di 50 bp ed è intervenuta sul mercato valutario per stabilizzare il peso. I tagli agli investimenti applicati da Pemex dovrebbero consentire alla società di rispettare i suoi obiettivi di equilibrio finanziario ed evitare un trasferimento eccessivo degli oneri societari verso lo Stato.
  • Manteniamo la nostra view positiva sul credito sovrano messicano poiché riteniamo che le misure restrittive annunciate dal Governo, nell’ambito di una politica economica ortodossa e di alta credibilità delle istituzioni, saranno sufficienti a compensare la crescita bassa e prezzi del petrolio in calo. Per quanto riguarda Pemex, lo spread rispetto al Messico ha superato i 200 bp, un massimo storico, a causa del continuo deterioramento del suo bilancio e del momentum sul rating molto negativo. L’attuale spread prezza un livello di supporto statale a nostro parere troppo basso, considerando le iniziative più recenti (stretto coordinamento tra Pemex e Ministero delle Finanze, trasferimento di parte del deficit pensionistico di Pemex allo Stato, supporto nel saldare i crediti con i fornitori, possibilità di iniezioni di capitale) Unitamente ai recenti cambi nel management e ai tagli agli investimenti, queste considerazioni rimangono di supporto al credito.

 

 

Brasile

  • Nel 2015 l’economia si è contratta del 3,7% rispetto al 2014 ma il ritmo di contrazione è ora verosimilmente intorno al 6% annuo. Le prospettive di ripresa prima del 2017 sono esili, dal momento che la crisi politica continuerà a minare la fiducia degli operatori economici ancora a lungo. Mentre l’inflazione dovrebbe ora iniziare a diminuire ed il collasso della domanda domestica ha sostenuto una rapida riduzione del deficit delle partite correnti, il problema principale del Brasile sono i conti pubblici, che sono chiaramente fuori controllo. Ora che il Governo della Presidente Rousseff ha perso il controllo del Parlamento, è praticamente impossibile varare le misure impopolari di austerità fiscale che sono indispensabili, dal momento che il deficit pubblico ha raggiunto il 10% del PIL, che il target di deficit primario per il 2016 dell’1% non è più verosimile e che il debito pubblico dovrebbe superare il 70% del PIL nel corso dell’anno, un livello elevato per un Paese Emergente. Come conseguenza, il rating sovrano è stato tagliato aggressivamente da inizio anno in area BB.
  • La crisi politica che nasce dallo scandalo di corruzione presso la Petrobras sta travolgendo i principali partiti politici fino alla Presidente Rousseff, la cui posizione è sempre più fragile ora che anche il suo mentore politico, l’ex Presidente Lula, è coinvolto direttamente. E’ estremamente difficile valutare come si può evolvere la situazione. Il tentativo di impeachment della Presidente dovrebbe arrivare al voto in Parlamento nel corso di aprile ma la procedura richiede mesi e Rousseff si difenderà in modo vigoroso da tutte le accuse. Nel frattempo una maggiore polarizzazione dell’elettorato può portare ad un più alto livello di tensioni sociali. Con l’attenzione della politica catturata dall’impeachment, le misure di austerità fiscale indispensabili dal punto di vista macroeconomico hanno una probabilità molto bassa di essere prese in considerazione.
  • L’aumento della probabilità di impeachment di Rousseff ha determinato una drastica inversione di sentiment degli investitori stranieri in senso positivo, determinando una precipitosa discesa degli spread sovrani del Brasile a livelli nuovamente coerenti con un rating BB. In realtà il processo di impeachment è potenzialmente lungo ed incerto e, qualora andasse a buon fine, il vice Presidente Michel Temer che subentrerebbe si troverebbe nella stessa condizione di ingovernabilità della Rousseff. Un esito migliore sarebbe l’annullamento delle elezioni del 2014 per irregolarità sul quale si deve pronunciare il tribunale elettorale e che richiederebbe nuove elezioni. Continuiamo a raccomandare cautela sul debito sovrano in valuta forte del Brasile e degli enti parastatali come Petrobras e BNDES poiché, a parte l’interpretazione positiva del flusso di notizie politiche da parte degli investitori esteri, il rally non poggia su basi solide ed i rischi rimangono al ribasso: il momentum sul rating sovrano è negativo; gli investitori locali non condividono l’ottimismo degli stranieri e vi è il rischio di interventi statali di supporto alle banche pubbliche ed alla Petrobras, di adozione di politiche economiche non ortodosse e di pressione dei mercati per forzare l’adozione dell’indispensabile austerità fiscale.

 

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