Analisi Cile e Perù

Cile-Perù Cile

  • Lo shock sulla ragione di scambio legata alla discesa del prezzo del rame, la riduzione della produzione mineraria, la restrizione delle condizioni finanziarie a livello mondiale legate alla forza del US$ ed alla prospettiva di rialzi dei tassi della Fed, la politica monetaria restrittiva a livello domestico per frenare le pressioni inflazionistiche e la debolezza del commercio internazionale hanno pesato sull’economia del Cile, che ha chiuso il 2015 a +2,1% rispetto al 2014. Sulla domanda domestica inoltre continua a pesare la debolezza della fiducia delle imprese e delle famiglie, legata alle vicende politiche del Paese.
  • Le aspettative di crescita per il 2016 sono scese sotto il 2% annuo dal momento che il mix di fattori endogeni ed esogeni sfavorevoli rimane sostanzialmente in essere. Le condizioni finanziarie esterne si sono rilassate, soprattutto dopo il FOMC di marzo, ma il Governo ha varato nuove misure fiscali restrittive per compensare le minori entrate dall’export di rame ed il supporto alla compagnia mineraria statale Codelco. La Banca Centrale dovrebbe aver terminato il rialzo dei tassi (50 bp nel 4Q 2015 al 3,5%) dal momento che la crescita ben al di sotto del potenziale dovrebbe iniziare ad alleviare le pressioni inflazionistiche.
  • Una serie di scandali di corruzione e di riforme strutturali mal calibrate ha minato la fiducia nel Governo della Presidente Bachelet, pesando sulla spesa per consumi e sulle decisioni di investimento delle imprese. Anche se alcuni interventi migliorativi sono stati introdotti nel dibatto al Senato delle riforme sul lavoro, queste rimangono controverse e la crescente polarizzazione dei partiti in vista delle elezioni municipali in ottobre e delle presidenziali del 2017 non depone a favore di un miglioramento della situazione politica a breve termine.
  • A dispetto della mini crisi politica e della scarsa crescita economica, il Cile rimane il credito sovrano più solido dell’America Latina ed uno dei più solidi tra i Paesi Emergenti, grazie al basso debito pubblico, alle riserve elevate (sia presso la Banca Centrale che nei fondi di stabilità), alla solida storia di politica economica ortodossa ed alla credibilità delle istituzioni, confermata dalla recente stretta monetaria e fiscale nonostante la debolezza della crescita. Le deboli prospettive del prezzo del rame sono il principale motivo dell’allargamento dello spread (storicamente stretto) del Cile sopra 200 bp; ogni debolezza del prezzo del rame può creare occasioni di acquisto sul debito del Cile in valuta forte. Manteniamo una view positiva sui bond della compagnia mineraria statale Codelco, nonostante il deterioramento del suo bilancio, come alternativa a più alto spread ai titoli di Stato, considerando l’elevato livello di supporto statale (confermato dalla recente nuova tranche di 600 milioni US$ di aumento di capitale che rientra in un piano pluriennale di 4 miliardi US$ approvato dal Congresso nel 2014).

 

Perù

  • Le attese per il 2016 sono per un’accelerazione della crescita economica in Perù. Nonostante l’impatto negativo sulla ragione di scambio dai prezzi più bassi delle materie minerarie, il PIL nel 2015 ha sorpreso al rialzo (3,3%) trainato dall’aumento della produzione mineraria e dalla politica fiscale espansiva. Il dinamismo del settore minerario e la maggiore spesa pubblica continueranno a sostenere la crescita anche nel 2016 (stimata intorno 4%) anche se gli investimenti nel settore e la domanda estera di materie prime deboli potrebbero contrastarne il rimbalzo. La minor redditività dell’industria mineraria limita la capacità di investire delle aziende, ma il settore gode ancora di vantaggi competitivi rispetto ad altri produttori.
  • Nonostante la rapida crescita degli ultimi anni, il Perù ha mantenuto uno dei tassi di inflazione più bassi in America Latina. Il deprezzamento della divisa (PEN) ha ora spinto l’inflazione sopra il suo target del 2% (+/-1%), richiedendo un rialzo dei tassi (al 4,25%); dal momento che una tendenza chiara di disinflazione non è ancora emersa, la Banca Centrale dovrebbe mantenere la sua politica restrittiva per un periodo prolungato di tempo.
  • Un decennio di notevole dinamismo economico combinato ad una politica fiscale controllata hanno permesso al Perù di mantenere basso il costo del debito e, sebbene la dollarizzazione finanziaria rimanga significativa (intorno al 30% dei depositi), i regolamenti e le politiche prudenti mese in atto dal Governo e dalla Banca Centrale ne limitano i rischi per la stabilità finanziaria. Il Perù ha esigenze minime di finanziamento e potrebbe tranquillamente rimanere fuori dal mercato per un periodo prolungato di tempo; il debito netto del Paese è intorno al 2,5% del PIL mentre la spesa pubblica in aumento non rappresenta un rischio ma viene percepita come positiva per l’economia.
  • Il credito sovrano del Perù ha recentemente risentito dei timori circa la transizione politica legata alle elezioni presidenziali. La tendenza sembra essersi invertita ora che Pedro Kuczynski, risultato secondo alle elezioni del 10 aprile, e Keiko Fujimori dovranno affrontarsi nel ballottaggio del 5 giugno. Tutti e due i candidati hanno condotto una campagna piuttosto ortodossa di centro-destra e rappresentano la continuità di politica economica (e soprattutto di responsabilità fiscale) che ha ampiamente sostenuto il Perù nel corso degli ultimi anni. Inoltre, gli investitori sono rassicurati dal fatto che il Paese ha respinto alternative politiche populiste nonostante il peggioramento dello scenario macroeconomico negli ultimi due anni. Anche se il Perù è un credito a basso spread e basso beta, la nostra view sull’emittente è positiva e ci attendiamo che la recente sottoperformance sia del credito che della valuta dovuta all’incertezza politica sia giunta al termine.

 

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