Alla fine del domino c’è l’Italia

dominoIl domino è un gioco di strategia antichissimo nato in Cina verso il V secolo e consiste in una serie di tessere disposte in piedi una di fronte all’altra.

L’effetto domino è la caduta a catena di tutti i tasselli. Bene, ora immaginate che al posto delle tessere ci siano gli stati europei.

L’Unione europea, ha prestato circa 400 miliardi alla Grecia, Portogallo e Irlanda. L’Italia partecipa agli aiuti con una quota del 20% e cioè ha erogato circa 80 miliardi di euro, reperiti con le manovre finanziarie a raffica partorite dai governi che si sono succeduti negli ultimi anni.

Tutti questi soldi, frutto di manovre lacrime e sangue, non sono andati ad abbattere il nostro mostruoso debito pubblico, ma sono stati prestati ad altri. Ora è il turno delle banche spagnole alle quali andranno tra i 60 e i 100 miliardi di aiuti; la prima tranche a luglio di 30 miliardi di euro (la nostra quota è di 6 miliardi di euro). La seconda tranche a Novembre.

Naturalmente, ad ogni giro di giostra, c’è da pagare il biglietto; è di venerdì la decisione dell’agenzia di rating Moody’s che ha tagliato di due notch il rating sovrano dell’Italia portandolo a ‘Baa2’ da ‘A3’, appena due gradini sopra il livello cosiddetto ‘junk’, spazzatura. L’outlook sul rating italiano è stato mantenuto negativo. Moody’s giustifica la sua decisione dicendo che – rispetto a cinque mesi fa quando aveva dato la sua ultima valutazione – è diventato più probabile che l’Italia sperimenti un ulteriore netto incremento dei costi di finanziamento, a causa di un clima di fiducia sempre più debole sul mercato, del rischio di contagio proveniente da Grecia e Spagna e dalla progressiva erosione della base di investitori non domestici (traduciamo noi con – nessuno, all’estero, vuol più comperare le nostre obbligazioni -).

“L’outlook economico a breve termine dell’Italia, come evidente sia dalla crescita più debole sia dalla disoccupazione più alta, crea un rischio di fallimento nel raggiungimento dei target fiscali” si legge nella nota dell’agenzia di rating. “L’incapacità di raggiungere target fiscali potrebbe a sua volta indebolire ulteriormente la fiducia del mercato, alzando il rischio di un improvviso stop del finanziamento”.

L’agenzia parla infatti di “forte impegno” dell’attuale governo sul fronte delle riforme strutturali e del consolidamento fiscale, che ha finora mitigato le pressioni al ribasso sui rating italiani. Tuttavia, nota Moody’s, “l’outlook negativo riflette la nostra visione che il rischio di implementazione di queste riforme rimane elevato“, sullo sfondo di un “quadro economico in peggioramento che aumenta lo scontento tra la popolazione per l’austerity e le riforme”. “Il clima politico e in particolare l’avvicinamento delle elezione della primavera 2013, sono un’altra fonte di rischio di implementazione (delle riforme)”, si legge nella nota. Moody’s si sofferma sul rischio politico perchè servono riforme coraggiose, che i partiti politici italiani fanno fatica ad implementare.

Oltre all’aiuto a Grecia, Spagna, Irlanda e Portogallo (fino ad ora abbiamo prestato soldi per circa 86 miliardi di euro) dobbiamo ridurre, come previsto dal Fiscal Compact, il debito pubblico al 60% del rapporto debito/PIL, dobbiamo per forza abbassare il debito e passare da 1900 miliardi di euro a 900 miliardi di euro; nei 20 anni di diluizione previsti, sono circa 50 miliardi di euro all’anno di riduzione).

Il domino aumenta la sua velocità verso l’ultima tessera.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.