Ma cosa vogliono questi mangia pudding inglesi da noi europei? Prima noi aiutiamo economicamente la loro fallita isola irlandese e in cambio le loro clearing house e le loro banche d’affari fanno il tiro al piccione con i nostri BPT, e ora rifiutano di entrare nel trattato europeo per paura di avere degli oneri a carico delle loro potenti banche. Potremmo dire che bevono il latte, ma non vogliono prendersi la vacca, come recita un famoso detto. Ma veniamo ai fatti; il nuovo accordo di Bruxelles prevede l’adesione fiscale quasi certa di 26 delle 27 nazioni originarie, con l’Inghilterra fuori, anche se hanno promesso di sostenere l’Euro senza farne parte. I Leader europei hanno deciso di adottare il “fiscal compact”, come soluzione concreta per rimettere in ordine i conti dell’eurozona e salvare la moneta unica. L’accordo fa nascere un’europa 17+6; quindi un’Europa allargata a 6 paesi (Polonia, Danimarca, Lettonia, Lituania, Bulgaria e Romania). Londra e Budapest si sono chiamate fuori; mentre Svezia e Repubblica Ceca, hanno chiesto di consultare i rispettivi parlamenti. L’accordo, stipulato senza nessuna revisione dei trattati, obbliga i paesi firmatari al pareggio di bilancio e sanzioni automatiche per gli sforamenti. La firma è prevista per marzo 2012 e la forma del trattato sarà un accordo internazionale, come Schengen. Con la firma, gli stati accetteranno i controlli europei sulle loro politiche economiche e di bilancio. “Vent’anni dopo Maastricht facciamo un nuovo trattato che eliminerà le debolezze del sistema e diventerà il trattato per la stabilità dell’Euro”, ha detto la cancelliera tedesca Merkel Il giorno prima, Mario Draghi, fa fatto ben capire al mondo che il problema dell’UE è politico, e che la BCE è riluttante a prestare soldi all’EFSF o al FMI. L’EMS, l’altro meccanismo di stabilità , che sarà operativo dal 1° luglio 2012, sostituirà l’EFSF, ma non sarà trasformato in banca, con tutti i limiti che ne comporta, e sarà gestito gestito dalla BCE. Decisa, inoltre, l’esclusione delle banche private dalla ristrutturazione dei debiti dei paesi sovrani. Londra ha rotto l’accordo, perché chiedeva di essere esonerata dall’applicazione delle regole sui servizi finanziari; tuttavia la difesa ad oltranza da parte di Cameron del sistema bancario di Sua Maestà la Regina Elisabetta, potrebbe avere ripercussioni non solo nei rapporti con i partners europei, ma anche in patria. La stampa inglese, infatti, scrive di un’Inghilterra isolata e attacca il Primo Ministro David Cameron per come ha giocato male la partita; il Guardian titola” Cameron porta la Gran Bretagna alla deriva in Europa con il veto sul trattato”. “L’isolamento di Cameron non è segno di forza, ma di debolezza”, lo dice Douglas Alexander segretario agli esteri nel ‘governo ombra’: “La Gran Bretagna, da stamane, è più isolata che mai in 35 anni di appartenenza all’UE. Non è nell’interesse nazionale che siano state prese decisioni senza interpellarci al tavolo delle trattative; è il risultato che ha contrattato con i suoi membri di partito e non con i nostri partner europei” Bisogna evidenziare la drammaticità della decisione di Cameron, perchè il mercato inglese svolge metà del suo commercio proprio in Europa; tuttavia le voci di stampa scrivono di un Premier che ha tentato di salvare capra e cavoli, perchè in caso di adesione dell’Inghilterra al nuovo trattato di Bruxelles, il partito conservatore inglese (che è il partito del Primo Ministro) avrebbe indetto un referendum tra i cittadini sui rapporti con l’Europa.